Con Mussolini 447 parano, riparano e allestiscono le navi, agli operai che martellano per approntarle, dai dirigenti ed intermediari dei traffici ai lavoratori che sbarcano e imbarcano carbone e merci, tutti sono rappresentati. Gente che lavora intensamente, senza riposo, con un grande amore per questo porto e per l’Italia. Con amore e con fede centuplicata dalla rinnovata disciplina che voi avete dato al paese e della quale tutti beneficano e dalla quale in pochi anni è balzata la incontrastata supremazia del porto di Genova su tutto il Mediterraneo ». Concluse: «Vi preghiamo di gradire l’emblema del nostro San Giorgio che vi porterà fortuna e con la fortuna vostra le fortune d’Italia ». Mai il rude marinaio aveva rivolto a un uomo espressioni cosi fervide di entusiasmo e devozione. Ricevuto il dono, Mussolini incitò gli a-stanti a continuare nella fatica che, attraverso le generazioni, dura da millenni; osservò che il progetto compiuto dipendeva dalla direttiva fascista di conciliare i diritti del lavoro con quelli del capitale. Ed aggiunse con forza: « I tempi del disordine e dell’indisciplina sono finiti, ed io vi sono mallevadore che questi tempi non torneranno più ». Ecco un linguaggio che piaceva all’ammiraglio. Poi Cagni segui Mussolini fra i lavoratori del porto ai quali il Duce parlò. Anzi ad un certo punto, alludendo a Cagni, disse: « Vi ho dato un gran capo, ammirabile ed eroico. A lui e a voi si deve se il porto di Genova è diventato un organismo che per fortuna nostra e d’Italia porta il dominio italiano nel Mediterraneo ». Concluse quelle due fantastiche giornate, l’ammiraglio riassunse le sue impressioni: « Oggi ho disteso i nervi dopo due settimane di tensione. Fortunatamente tutto è andato meravigliosamente bene, senza il più piccolo incidente nei riguardi del Consorzio e del porto. Ho pranzato avant’ieri con Mussolini ed ho passato tutta la mattinata d’ieri con lui nella stessa auto. Mi ha ripetuto cento volte la sua soddisfazione. Ha dato un garofano a Laura ». Quell’atto gentile verso l’amatissima figlia che stava per uscire dal nido lo aveva profondamente toccato. Il 30 luglio fu nominato ammiraglio d’armata nella riserva, ma ormai egli non sarebbe più salito a bordo di una