I PAGE AI MORTI DI LISSA Ma mentre l’ammiraglio riconosceva le testimonianze dell’antico dominio romano su Pola e restituiva a Roma la città augustea e dantesca, in Italia le masse popolari stanche, deviate ed illuse andavano in delirio attorno alla carrozza del presidente Wilson venuto a ricevere applausi per passare poi ad accanirsi nella conferenza di Parigi contro tutte le aspirazioni italiane. Allora soltanto Mussolini e D’Annunzio, insieme ai nazionalisti, si rivoltarono contro il falso messia americano, contro i personaggi tipo Bissolati e Ferri che lo esaltavano e contro il governo e i sostenitori del patto di Roma per la Jugoslavia. Nel marasma interno del dopoguerra sempre più torbido prese forza la corrente sovversiva; tutti correvano alla conquista di posizioni parlamentari o di facili ricchezze. Pochi avevano compreso il valore rivoluzionario della guerra. Cagni stava saldo al suo posto, come un mastino da guardia, feroce contro ogni tendenza rinunciataria. E cominciò ad inveire contro il Corriere della Sera ed il suo direttore Albertini di cui era stato amico, contro gli uomini ed il sistema parlamentare. Scrisse a Corradini ai primi del 1919: «Qui tutto va benissimo e se vieni, trovi nazionalmente e militarmente una Spezia migliorata. Ma bisogna finirla una buona volta con tutte queste finzioni umanitarie e wilsoniane verso gli slavi, jugo e non jugo. Siamo i vincitori, siamo i più forti, siamo stati i più generosi ed ora prendiamo ciò che ci spetta, che onestamente ci spetta, senza altre stupide chiacchiere. Le quali distillate dai francesi porteranno alla creazione di un’altra Austria sul confine orientale ». Questi erano i suoi sfoghi durante il tenace lavoro. Fra le altre provvidenze sociali istituì delle cucine economiche,