- 121 - Pari agli stormi di candidi cigni Nel sereno scherzanti aere sull' onde Chiare del lago..... Ei son cinque guerrieri, Cinque figliuoli di Martin, che il latte Da una stessa succhiar mamma, e la stessa Cuna cunò...... ! Poi veggonsi i due forti Novaki coll’ alfier Pimone, e il prode Vuk di Borilo, che gittarsi i primi Sui Turchi ! Chi gapria serti intrecciarvi ? Pegno immortalo delle vostre gesta E Montenero, e la franchigia sua ! La notte del Natale e il giorno seguente scoppia la rivolta in ogni parte del Montenero. Giunge un giovane al Vladika, che si annunzia apportatore di uno scritto.del Serdaro Janko da Rijeka, e racconta: appena sentito della strage dei Turchi a Cetinje, il Serdaro Janko manda due giovani agli ottomani di Rijeka dicendo : „chi non sputa sul Co-„rano, salvi senza indugio, la testa.“ Adescò due giovani turchi, e li appiccò tutti e due a Obod. Intanto il Serdaro diede 1’ avviso a que’ della Nahija ; tutti accorsero alla città di llijeka; ma indarno, ché i Turchi fuggirono nelle barche alla volta di Sentali. Bogdan Gjuraskovic uccise il Kadi di Rijeka. Vi si atterrarono tutte le torri, e moschee turche. Venutovi un chierico, prende la lettera e legge: 11 conte Nicola e tutt’ i Dupiljani salutano il nostro Vladika. Appena sentimmo ciò che avvenne a Cetinje, ci accapigliammo coi nostri Turchi. Un giorno ed una notte durò la lotta, fu piena Cromica di Turchi, di condottieri e di agà. Pochi accorsero in nostro ajuto. E de’nostri perirono; metà nella lotta soccombemmo, non rimase tomba attorno la Chiesa. Ammazzammo i Turchi per la Crmnica, ed eguagliammo al suolo 11 città di Besac, ed ora non rimase traccia de’ Turchi fuor delle rovine. Hi * Hi Si lascia infine entrare Vuko Mandusic, il quale racconta essere venuta da Stitar una fanciulla, col grido : „ecco a Stilar i „gabellieri per la riscossione de’ tributi“. Raccolti cinquanta dei nostri giovani, io corsi sotto Stitar con essi ; poi tagliammo a pezzi i turchi divoratori, accorremmo alla torre di Radun ; venti rinnegati, feroci Albanesi, assaltarono la insanguinata Kula (torre) di Radun. Solo Hadun si era ricovrato nella Kula, e con lui sua moglie Ljubica, vera eroina. Carica ella i fucili al suo signore. Raduti mira dal verone della sua Kula, e sette ne fulmina sullo steccato.