La “Napoli ” 233 notte invernale al rombo cosmico della scossa fecero eco le grida dei superstiti, i sinistri ululati dei cani, le sorde invocazioni dei sepolti vivi, i rantoli estremi dei moribondi il cui sangue scorreva fra le macerie che, assorbendolo, si arrossarono. Gli scampati vagavano atterriti seminudi in quel quadro livido di ruderi che continuavano a crollare per nuove scosse; gettati sugli ammassi informi delle pietre e dei legnami, raspavano alla ricerca impotente, disperata dei familiari sommersi in quella burrasca di sassi, qua e là guidati dalle sotterranee invocazioni dei morenti. Una pioggia continua invischiò le macerie della città distrutta e cementò i tumuli del tragico cimitero creato in una notte. Per la interruzione dei mezzi di comunicazione, solo verso sera Roma ebbe notizia della sciagura. Ed alcune navi inglesi e russe ancorate ad Augusta poterono arrivare prime sul luogo ed iniziare un’opera sommaria di soccorso. Un anno dopo quella notte Cagni riceverà da Reggio Calabria questa lettera: « Nella ricorrenza del giorno in cui una immane catastrofe portò la desolazione e la morte in questa infelice terra, il mio pensiero commosso per gratitudine ricorre a lei che appena sceso a terra ordinò che fosse salvata la mia bambina che da due giorni si trovava viva seppellita sotto le macerie. Essa fu la prima salvata dai suoi marinai... E mi rese possibile la vita. Giungano a lei in questo giorno i miei voti per la sua felicità. Giovanni Cama, ingegnere ». Parole elementari che interpretavano la riconoscenza di una moltitudine di beneficiati dall’equipaggio della “Napoli”. Nessuno poteva sospettare l’imminenza del tragico fenomeno quando la “divisione volante” lasciò Palermo diretta verso la punta meridionale della Sardegna. Durante la navigazione, nella notte fonda, ad un tratto furono intercettati strani marconigrammi in cui ricorreva insistente una frase incomprensibile: « Messina distrutta. S.O.S. ». Gli ufficiali delle navi, mentalmente assai più vicini all’idea di una guerra che a quella di un terremoto, arrivarono all’ipotesi sconcertante che una flotta austriaca avesse bombardato Messina di sorpresa, e si consultarono