stavano a vedere quello spettacolo : ma il cavallo, fuggendo come mi demone, mi portò a Castelnuovo, donde fui felice di poter venire fra voi.“ Commosso il popolo di tante sventure, si mostra pronto di dare tutto per lui e di riguardare come legge ogni di lui cenno. In questo giunge un corriere dell’ ambasciatore russo a Costantinopoli con una lettera per i capi del Montenero, in cui, a nome dell’ Imperatrice, si esortano i Montenerini di non prestare fede ad un impostore. L’ igumano Merkojevic ed il Yladika Sava cercano di dissuadere il popolo dalla sua cieca obbedienza; ma Stefano accampa non essere questa che una trama dei capi del Montenero, i quali, per tema di perdere la padronanza, esponevano a pericolo l’indipendenza e la libertà della patria. La moltitudine, allucinata dalle franche parole di Stefano, non porge ascolto ai nemici di lui. Stefano intanto dà ordini nel Montenero, erge sette torri in memoria delle sette grandi battaglie de’ Montenerini contro i Turchi, e ritorna a Cetinje accompagnato festosamente dai capi e dal popolo. Vi giunge il patriarca di Pec Vasilije Jovanovié JBrkic con un seguito di sua gente ; dice di essere fuggito di notte tempo dal letto, poiché il pascià Karama-110, informato delle relazioni di lui con Stefano, lo voleva impalare. Il Patriarca racconta la crudeltà dei Turchi e commuove a lagrime la moltitudine. Dopo di che si conducono a Stefano tre corrieri Turchi incatenati, i quali palesano di aver portato un ordine del Sultano, al Vesire della Bosnia, Rumenia ed al pascià di Scu-tari di muoversi tosto coi loro eserciti contro il Montenero. A que sta nuova, si spediscono ordini a tutte le tribù del Montenero. Tuonano i cannoni turchi dalle torri intorno al Montenero, e n’ echeggiano i monti; indizio che i turchi si appressano Nel secondo atto la scena ha luogo a Cevo sotto le tende del duce ottomano Beglerbeg. I Montenerini, veggendosi mancare le cartuccie, mandano a-gli Ottomani tre inviati per impedirne in qualche modo la, marcia. Gli ambasciatori sono condotti innanzi ai pascià Karamano e Su-valija. Proto Avranovic, uno degli inviati, annunzia loro, a nome dei Montenerini, aver l’armata turca riportata vittoria ed essere quel popolo disposto a riconoscere’Sultano Mnstafà. Gl’inviati siedono ad un banchetto sotto le tende del Serraschiere ; indi si disputa. I Montenerini negano trovarsi fra loro 1’ imperatore ; i Turchi esaltano la potenza del Sultano, la grandezza di Maometto e l’eccellenza della loro religione. I Montenerini ne menano beffe e risa. S’alza forsennato il pascià per tagliare loro la testa, ma si frappone in ginocchioni il pascià Suvalija, ed ottiene che sieno rimandati.