264 lono. Armava pure il Tiepolo, e ottenuto un rinforzo da Can-dia, comandato da Jacopo Muazzo e Pier Quii-mi, uscì dal Porto di Acri alla volta di Tiro ove sapeva essersi diretti i Genovesi e, venuto con essi a battaglia, s’impadronì della galea dell’ ammiraglio e di altre quattro, le altre essendosi ritirate prestamente nel porto (1). Nello stesso tempo Giovanni Danro o Doro entrava con dieci galee nella Propontide e prendeva Mesembria (2), poi dirigevasi a Costantinopoli, facendo tutto lungo il viaggio gran danno ai Genovesi. Le cose di questi tanto più minacciavano ruina, quanto che nella stessa loro città regnavano i partiti e tutto era sollevazione e tumulto. In mezzo ad una di queste sollevazioni accaduta nel 1257 il popolo, corso armato nella chiesa di s. Siro, avea gridato capitano e rettore Simone Boccanigra che erasene saputo procacciare il favore allo scopo di giungere a sovranità. Si elessero poi trentadue anziani, quattro per compagnia, destinati a formare il consiglio del nuovo capitano al quale fu decretato il potere per dieci anni, concedendogli inoltre una guardia a sua sicurezza e affidandogli perfino la nomina del podestà. Ma già due anni dopo nel 1259 i nobili, avvedutisi come Guglielmo andava ornai perdendo dell’aura popolare, tramarono contro di lui una congiura, che scoperta, solo valse a raffermare vieppiù il Boccanigra nel suo potere, nel quale continuò fino al 1262. Nuova flotta egli spediva dal porto di Genova sotto il comando di Rosso dalla Turca a lavare la macchia delle precedenti sconfìtte. Da Venezia si erano altresì, al primo annunzio di quel movimento, dirette ad Acri ben venti galee sotto Andrea Zeno e dieci navi sotto Paolo Falier, che (3 ) Caffaro. Caroldo. (2) Daudolo-