171 un messo, ohe annunziava loro la seguita rivoluzione e il desiderio del nuovo imperatore di abbracciare il figliuolo e di mostrare la sua gratitudine ai Crociati suoi benefattori. Corrisposero i Latini con altra ambasciata, che fu accolta dal nuovo imperatore circondato da tutto lo splendore della sua dignità, in mezzo ai suoi uffiziali e ministri : « Ecco, disse il Villehardouin, a lui volgendosi, come i Crociati hanno adempiuto le loro promesse, tocca a voi ora mantener quelle che sono state fatte in vostro nome. Il fi-gliuol vostro, che è rimasto fra i signori e baroni, vi supplica di ratificar il trattato eh’ egli ha conchiuso, e c’ incarica di dirvi che non ritornerà nel vostro palagio, se non quando avrete giurato di fare tutto ciò eh’ egli ha promesso. » Esposero quindi gli articoli del trattato, uditi i quali, Isacco dichiarò essere gravissimi, dannosi, eccessivi e sforzavasi con diverse ragioni a moderarli ; ma non avendo gli ambascia-tori facoltà alcuna in questo argomento ed insistendo sulla pronta ratificazione, egli vi si decise e confermò il trattato col suo giuramento e coll’ aureo sigillo. Allora il principe Alessio fu ricondotto alla reggia e incoronato : i Veneziani ed i Francesi ebbero a loro soggiorno i sobborghi di Pera e Galata, donde scrissero una lettera al Pontefice studiandosi di giustificare la eseguita impresa. Rispose Innocenzo III mostrando la sua disapprovazione : eccitava l’imperatore di Costantinopoli a mantenere le sue promesse, i Crociati a recarsi senz’ altro indugio in Palestina ; ma altri avvenimenti si preparavano che cangiar dovevano ancora la direzione della guerra sacra. Imperciocché Alessio trovavasi nella più difficile condizione : eseguire la promessa unione delle due chiese, aggravare il popolo di tributi per pagare la somma a cui si era impegnato, avrebbe irritato contro di sé l’animo de’sud-diti ; mancare al trattato coi Crociati, era un esporsi a veder