174 dell’ impero ; tanto che tutte le famiglie dei Latini, abitanti anche in addietro a Costantinopoli, si videro costrette, per salvarsi dal furor popolare, a rifugiarsi a Galata. Laonde quando Alessio tornò trionfante a Costantinopoli, fu accolto con cupo silenzio dal popolo, e crebbe per lui la necessità di gettarsi nelle braccia dei Crociati ; passava gran parte del giorno e delle notti nel loro campo, ne assumeva le costumanze e con ciò tanto più incorreva nel biasimo e nel disprezzo dei Greci. Isacco dal canto suo vivea ritirato nel suo palazzo, circondato da adulatori, da monaci ed astrologi, nel tempo stesso che le gravezze, le angherie, le violenze davano sempre più incremento alla scontentezza generale. E in questa soffiava specialmente certo Alessio, giovane principe della famiglia dei Ducas, soprannominato Marzuflo dall’ incrociamento delle sue sopracciglia, animo duro e dissimulato-re, che fingendosi tutt’ amico al principe Alessio, mirava ad usurparne il potere col rendersi da un canto benevolo il popolo, collo spargere dall’ altro sospetti e calunnie contro i Latini, onde venissero rotti i patti con essi concimisi. I Latini, accorgendosi del cambiamento che andava succedendo nell’ animo de’ Greci, si decisero a mandare ambasciatori ad Isacco ed Alessio, protestando che quan-d’ essi non pagassero puntualmente il danaro pattuito, penserebbero i confederati a provvedere da sè alla propria indennità : però erano venuti prima, siccome di dovere, ad avvisameli, ed attendevano pronta e chiara risposta. Le parole parvero, com’ erano infatti, superbe, e gli ambasciatori poterono a pena ricondursi salvi nel campo, ove si levò grande fermento e si venne da una parte e dall’altra perfino ad alcuni scontri d’armi. I Greci ritirandosene colla peggio, sempre più s’ inasprivano, ma poste all’ ordine diciassette barche, empiutele di pece e stoppa ed altre ma-