105 rebbe in Imola, nel tempo stesso che il papa a Bologna ; non poter quindi codesto accordo alterare, senza il consentimento de’ suoi alleati; se ora spiace all’imperatore quanto avea dapprima approvato, sè stesso aversene a rimproverare, tuttavia affinchè non venisse sconcio alla desiderata pace, voler egli, il papa, recarsi tosto a Ferrara e colà tener parlamento coi deputati lombardi. Avendo i Legati aderito alla proposizione; furono tosto spedite lettere apostoliche a tutti i vescovi e rettori delle città di Lombardia, invitandoli a convenire la Domenica della Passione alla presenza sua in Ferrara (1). Partì Alessandro a quella volta il 9 aprile, fu lo stesso giorno a Loreo, il JO a Ferrara (2), ma nelle conferenze colà tenute, vivissimi furono i dispareri, insistendo i Lombardi per Bologna, Piacenza, Ferrara o Padova, mentre gli imperiali volevano Ravenna o Venezia. Alfine fu deciso per questa, siccome città sicura per tutti, abbondante d’ ogni cosa e d’ una popolazione quieta ed amante della pace (B). Il papa imbarcatosi il nove di maggio, fece quindi ritorno a Venezia ricevuto come la prima volta, e tanto egli quanto l’imperatore mandarono lettere nelle diverse parti della cristianità, invitando gli arcivescovi, i vescovi, gli abati ed altri ecclesiastici, nonché i principali personaggi secolari, a convenire al generale congresso in Venezia pel ristabilimento della pace. Ma le pretensioni d’ ambe le parti erano fuor di modo esagerate ; volevano gl’ imperiali si eseguisse quanto era stato decretato nella dieta di Roncaglia nel 1158, sostenevano i Lombardi le loro libertà e consuetudini che diceva- (1) Lunig., t. I, parte I. (2) Jafiè. Reg. Pont. (3) Quia Veneta tuta erat omnibus et fertilis et abundans in omnibus et gens ejus quieta et pacis amatrix. Altinate. Vol. II. 14