828 in fuga i Saraceni ^ quali vedersi grossa armata veneziana venir da ponente ; infine diffondevansi le notizie sciaguratamente più vere : della vittoria del nemico, della strage dei Cristiani, dei Saraceni già penetrati nella città. Allora ognuno correva ad armarsi, e regimandosi intorno a Guglielmo di Chiaramonte maresciallo degli Spedaglieri, tutti si raccoglievano sulle mura ed una grandine di sassi piombava sui Saraceni, i quali trovando ogni via asserragliata, ogni casa convertita in fortezza, furono costretti a dare addietro. Ma il 18 maggio rinnovavasi 1’ assalto e con raddoppiato furore, al quale ornai più non potendo opporre i Cristiani che picciol numero di combattenti (tanto aveanli scemati i mali della guerra !) i Saraceni entrarono per la porta di s. Andrea nella città. Come descrivere gli orrori della conquista ? ogni contrada un campo di strage, ad ogni fortezza, ad ogni palazzo un combattimento, e, quasi il cielo stesso avesse voluto dare il segnale della distruzione, s’ottenebrò l’aere, un violento temporale accompagnato da pioggia e da grandine scoppiò sulla città : in parecchi quartieri s’alzarono le fiamme di furiosissimo incendio senza che alcuno s’occupasse a spegnerlo, solo pensando i vincitori alla strage e al saccheggio, i vinti alla fuga. Ed era, infatti, miseranda fuga ; una moltitudine di gente andava qua e là correndo senza sapere ove rinvenire un asilo, nè le chiese stesse erano riparo dal furore de’ nemici, e quelli che potevano gettarsi sulle barche stimavansi beati, e spesso pel troppo carico perivano. Tra questi il Patriarca, che generoso avendo accolto nel suo legnetto quanti ne poteva contenere, egli con tutti gli altri affondò. Caduta Tolemaide, anche Tiro, Beiruti, Sidone, si arresero. Così finì del tutto la signoria cristiana in Palestina, dopo soli cento novanta anni di dominazione, conseguenza naturale dell’ imprevi-