32 landrie, altro legno da guerra ; il dromone tolto come i precedenti dai Greci, ma a cui i Veneziani portarono notabili cambiamenti ; alcuni dromoni erano della lunghezza di 175 piedi, maggiore cioè di quella d’ un moderno vascello di settantaquattro cannoni (1), con due coperte ossia ponti, l’uno sovrapposto all’ altro, il primo rimanendo libero al movimento dei combattenti e delle macchine. Aveano alte torri che talvolta si elevavano oltre le mura della città assalite, un trinceramento al centro dietro al quale stavano soldati e le macchine dette mangani, manganelle, trabucchi, bricolle ecc. che scagliavano grossissime pietre ed e-normi travi, come narrammo nella guerra normanna. Eranvi inoltre i sifoni da cui i si fonarli lanciavano il fuoco greco, che sprigionato con tuono, fuoco ardente, fremito e scoppio da alcuni tabi foderati di metallo, attaccavasi ai navigli e rapidamente gl’ incendiava. I dromoni avevano remi, alberi e vele ; l’equipaggio consisteva dei rematori, dei soldati, degl’ impiegati per l’economico andamento, dei falegnami, velai, scarpellini ed altri artefici, dei trombetti ecc. Altra specie di vascello era 1’ ippogogo, nave di trasporto della lunghezza di ottantasei piedi con trentotto di larghezza e ventinove di altezza, e che avea una porta a fior d’ acqua all’ estremità di póppa, per la quale si facevano entrare ed uscire i cavalli. I Veneziani si servirono molto di questi navigli nel trasporto delle truppe proprie e dei Crociati in Terrasanta. Si fa menzione inoltre delle gumbarie ai tempi di Pietro Candiano II e parrebbero, a quanto ne dice il Sagomino, di costruzione originaria veneziana ; del buzo, naviglio da guerra e da commercio, alcuni della portata di tre- (1) Venezia ecc., parte II, p. 96.