263 Il bailo Marco Giustinian si affrettò a mandar a Venezia notizia dell’ accaduto ; inviò quindi il doge a Genova suoi legati (1) lagnandosi del sopruso e chiedendo soddisfazione, ma non avendola potuta ottenere, furono fatti grandi apparecchi di navi, con cui partì prestamente Lorenzo Tiepolo alla volta di Acri. Coi Veneziani erano i Pisani, i Provenzali, i Marsigliesi ; i Genovesi erano sostenuti dal duca Filippo di Monfort signore di Tiro, dai re di Gerusalemme e di Armenia. Venne a proposito il Tiepolo, poiché poco più che avesse tardato, il Giustinian sarebbe stato costretto a lasciare la città. Spezzata la catena del porto, predò ed arse le navi genovesi, poi a vendetta di quanto questi aveano fatto ai Veneziani, penetrò nel loro quartiere e il fece incendiare. Restava ad espugnarsi il castello detto Mongioia, ed anche questo dopo lunga resistenza fu preso nel 1256. Allora i Genovesi domandarono una tregua, che fu concessa per due mesi. Furono trofei, dicesi, della vittoria del Tiepolo il tronco di colonna di porfido che posta all’angolo della chiesa di s. Marco, verso il molo, porta il nome di pietra del Bando, poiché da colà appunto si pubblicavano le leggi della Repubblica, e le due colonne quadrangolari con singolari monogrammi ed ornati (2) che ora si vedono collocate dinanzi alla chiesa dalla parte della Piazzetta. Ma erasi cominciato a versare il sangue, orrendi fatti erano stati commessi, e l’una e 1’ altra parte ardevano ancora del desiderio di vendicarsi. Onde attendevano i Genovesi ad armarsi di nuovo e più potentemente: fecero venire dieci galee da Cipro, altre ne misero sotto il comando di Pasquale Mal- (1) Secondo il Da Canale furono gl’inviati Gio. Dandolo, Marco Qui-‘ rini e Federico Giustinian. (2) Comunemente dicesi appartenessero alla chiesa: ma fatto è che i Cronisti non ne parlano etra al tri il Dandolo e ilDa Canale tanto minuzioso. Altro pilastro con simili monogrammi era nel monastero di s. Croce ed ora è affisso all’angolo del giardino Papadopoli.