834 quaranta disposti in tre classi -(1). Furono nominati al comando Matteo Quirini dalla Ca grande e Nicolò Barbaro da Santa Margherita (2). Allora vedendo che la guerra fra le due città era per farsi sempre più feroce, papa Bonifacio Vili interponeva i suoi buoni uffici per riconciliarle, ma invano (3), anzi uscendo i Genovesi comandati da Uberto Doria alla volta della Sicilia, colà pure si diressero i Veneziani. Se non che, veduta la formidabile flotta dei Genovesi, l’armata veneta evitò k> scontro e quella rientrò in patria, ove intanto s’ erano accese le fazioni coi Grimaldi e Fieschi guelfi contro i Doria e gli Spinola ghibellini. Non posavano perciò neppure le armi esterne, e al sacco della Canea per parte dei Genovesi, rispondeva Giovanni Soranzo entrando nel mar Nero, ove avanzatosi con grave lor danno fino a Caffa (nelle cui acque già Domenico Schiavo avea fatto molte prede), 1’ assediò e prese (4), ma pel sopraggiunto inverno dovette ritirarsi. Nuovo inasprimento poi sopravvenne da quanto succedeva allora a Costantinopoli (5). Imperciocché insorta colà una delle solite risse, i Genovesi vi avevano trucidato i Veneziani e distrutti i loro banchi, nel che l’imperatore aveali favoreggiati facendo carcerare quelli de’loro nemici che s’erano sottratti alla strage, e fra gli altri lo stesso bailo Marco Bembo (6). Non tardando però ad avvedersi dell’imbarazzo in cui s’ era posto, mandò ambasciatori a Venezia a scusarsi, ma l’ambasciata venne accolta sdegnosamen- (1) Leggi Mag. Cons 2 nov. 1295, libro Pilosus 5213. (2) Caroldo. (3) Bolla di Bonifazio in Lunig. IV, Sez. VI. Riusciti vani i suoi tentativi coi Genovesi, dà piena facoltà ai Veneziani di provvedere ai casi loro. (4) Caffaro, Paolo Morosini. (5) Pachimere L. Ili e IV, Gregora L. VI. (6) Fra quelli che fuggirono a Venezia ricorda Pachimere, L. Ili, c. Xyill, Sutores, colarli, fabri arcarum, il Ubera liumque istius modi professore» art ima.