234 Ma le sciagure su di lui si accumulavano. Il suo fida-' tissimo secretano Pier delle Yigne, per falsa accusa di tradimento posto in carcere, si diede da sè stesso la morte : Parma ribellò, sconfisse le truppe imperiali, e prese prigioniero lo stesso re Enzo, il quale menato a Bologna più non riacquistò la libertà. Quell’ animo sì gagliardo senti-vasi finalmente avvilito, prostrato, ed egli scriveva al suo genero Yatace di Nicea : «Altre volte l’alta condizione dell’ imperatore era tale, che lieto della sua fortuna e delle sue vicende, non avea ad invidiare a nessuno : ora lo accar sciano cure per 1’ addietro sconosciute, che altri dovrebbero altresì così attentamente considerare come io le conosco e sento. Poiché noi re e professanti la vera fede, siamo tuttavia carichi dell’ odio universale e viviamo in disgusto coi cittadini e cogli ecclesiastici. I primi aspirano all’abuso di una funesta libertà : gli altri vorrebbero con segreti maneggi, ed ove questi non bastino, anche con aperta violenza, diminuire i nostri onori, le dignità, i beni (1). » Questa lettera ci è una fedele testimonianza della vanità delle umane grandezze ; ci mostra 1’ uomo stanco di una causa per cui avea combattuto tutta la sua vita, e cui avea sagrificato truppe, danaro, amici e perfino i figli, che contro di lui si erano sollevati, alfine confessare che da tutti i suoi sforzi non altro avea raccolto che amarezze. Ammalatosi in Puglia e sentendo prossima la sua morte, volle riconciliarsi colla Chiesa, e chiuse a Firenzuola il 13 dicembre 12B0 una vita tanto agitata e piena di avvenimenti ; principe che fornito di grandi qualità avrebbe potuto far il bene de’ suoi popoli, se non lo avesse agitato l’ambizione o avesse trovato meno resistenza nelle pretensioni (1) Codex Vindobonaephilol. N. 305, f. 76 e 128, citato dal Raumer Geschichte der llohenstaufen.