S29 denza con cui era stata fondata, delle discordie che le tennero dietro, del sorgere infine d’una formidabilissima potenza militare nell’ Egitto. A giungere della funesta notizia in Europa, questa fu colta di profondo dolore e amaramente rimproveravasi del poco ardore spiegato nell’ accorrere alla difesa di Palestina. Parecchi tentativi furono ancor fatti di rinnovar le Crociate, ma' senza frutto, che l’indole del tempo più a tali spedizioni non si conformava, le idee erano cambiate e le cose vicine e materiali più interessavano che non le lontane e generose. Ai danni sofferti per la perdita di Palestina (1), si studiarono tosto i Veneziani di riparare coi trattati, e special-mente col sultano Naser Mohammed nel 1299 (2), il quale oltre al confermare gli antichi patti, dichiarava espressa-mente nel trattato, * essere sua ferma volontà che i Veneziani avessero ad essere protetti, salvati ed onorati sopra ogni altra gente del mondo. » Venivano quindi ripristinati nel loro commercio di Jaffa e Tolemaide (3), era loro permesso di recarsi al s. Sepolcro con iscorta di sicurezza nel-l’andata e nel ritorno ; allettavansi a portare nelle terre saraceniche gli oggetti proibiti dai Cristiani, andando e-senti da ogni dazio le merci che in cambio di quelli acquistassero. Pei quali oggetti proibiti sono per certo ad intendersi gli schiavi, i legnami da costruzione e le armi, di cui più volte i papi aveano proibito la vendita ai Saraceni. Laonde papa Benedetto XI fu costretto nel 1304 di rinnovarne la proibizione. (1) Dice il Sanudo che nove famiglie veneziane di quelle fuggite da Acri furono ammesse al maggior Consiglio, cioè : Lion, Bondumier, Mai-mora, Benedetto, Brixiani, da Molin dal Lion d’ oro, Suriano, Brinzi, Buoninsegna. (2) Pacta I, 23 e Marni IV, 273 : 1’ anno dell’Egira 698. (3) Marin V, 92.