302 grossi al peso di Parigi ; per la Roccaforte e la s. Maria millequattrocento, pel S. Nicolò millecento. Quanto all’altra nave grandissima computérebbonsi per ogni milite con due servi, un cavallo ed un garzone alla custodia di esso, marche otto e mezzo, per un milite solo con luogo coperto, dall’albero di mezzo verso poppa, marche due e un quarto ; per ogni scutifero con luogo scoperto oncie sette : per un garzone con cavallo marche quattro e mezzo ; per ogni pellegrino dall’ albero di mezzo verso prora, tre quarti di marca ; somministrerebbe la Repubblica le legna pel bisogno della cucina ; la flotta veneta attenderebbe dopo il mese di giugno venti giorni ancora pel medesimo prezzo, ma se il re volesse svernare in qualche porto prima d’intraprendere il passaggio, converrebbegli aumentare il prezzo d’ un terzo ; il doge ed il comune di Venezia armerebbero per devoto sentimento quindici galee del proprio, pel corso d’un anno, a patto che i Veneziani dovessero avere in ogni luogo, tanto marittimo quanto terrestre, propri giudici, libertà di commercio, propri pesi e misure, luogo di abitazione, fondachi ecc. e salvi i loro antichi diritti nel regno di Gerusalemme (1). I quali particolari ci parve opportuno di qui riferire siccome dato statistico della potente costruzione navale appo i Veneziani d’ allora, e di quanto si facessero pagare il noleggio de’ loro legni. Sembra però che re Luigi trovasse troppo dure le condizioni, poiché la flotta di cui si valse nel suo passaggio fu quella di Genova, sulla quale imbarcatosi il 4 luglio 1270 ad Aiguemortes, arrivò dopo vari smistri al porto di Cartagine, etri tosto occupò, impadronendosi dei vascelli mauri, che colà stanziavano (2). (1) Lunig, Coeleic Ital. dipi. t. II, parte II, sez. 6, p. 1962, ove leggesi il contratto. (2) Che però anche i Veneziani concorressero alla spedizione è