339 parti che si trattarono a parità di condizione (1), ma sciaguratamente essa non pose fine alle guerre, che in sì gran numero e più atroci avremo ancora a raccontare. Come si vede dallo stesso trattato, i Genovesi non facevano in esso parola del loro amico ed alleato Andronico, il quale restava per tal modo esposto a tutta la vendetta dei Veneziani. Difatti esorbitanti erano le loro pretensioni, e trovando l’imperatore renitente a soddisfarli, Belletto (2) Giustinian si recò con ventotto galere fin sotto le mura di Costantinopoli, devastò e diede alle fiamme varii casali, e fece battere con verghe, sotto gli occhi stessi dell’ imperatore, i Greci venutigli alle mani (3). Andronico dovette allora piegarsi, e conchinse con Venezia il 4 ottobre 1302 una nuova tregua di dieci anni. Stabilivasi che le due parti si compenserebbero in avvenire reciprocamente gli eventuali danni, l’imperatore rinunzie-rebbe a qualunque pretensione di compenso pei danni recati alle sue terre da Ruggiero Morosini, anzi obblighereb-besi a-pagare settantanovernila lire d’iperperi per quanto avea tolto di effetti ai sudditi veneziani ; ed inoltre la somma di altri quattordicimila già promessi in addietro agli ambasciatori Giacomo Querini e Renier Michiel, diffalcando però lire ventiquattromila per la nave imperiale presa a Chio da Domenico Schiavo e condotta a Negroponte. Sarebbero egualmente compensati da lui e dai sudditi gli altri danni recati ai Veneziani anche prima della guerra,’ e lo stesso farebbero i Veneziani verso i Greci ; circa alle isole da loro (1) Il trattato trovasi nel libro Poeta III, 59. Ne demmo qui il contenuto, e tanto esso, quanto in generale i documenti sulle guerre istriane, triestine e genovesi, parecchie nuove cose c’ insegnarono. (2) Così in varii documenti e leggi del M. C., non Bellello ; e questi tatti spettano non ai tempi di Michele Paleologo morto nel 1282, ma a quelli di Andronico. (3) Gregora L. VI.