197 stello di Temano, invocò di colà 1’ ajuto della madre patria. Vennero Sebastiano Botanico e Marco Quirini, e il Sa-nudo dovette ritirarsi alle sue terre (1). Paolo Quirini fu nominato successore al Tiepolo nel 1216, e d’allora in poi troviamo i ducbi scambiarsi ordinariamente ogni anno. Ma i Genovesi non cessavano di molestare diretta-mente o indirettamente i Veneziani, ed un conte Alaman recava molto danno alla loro navigazione. Avea una nave di smisurata grandezza con seicento combattenti e comodità, a quanto ne dice il Caroldo, perfino di pozzo e di forno, come in un palazzo. Accompagnato da altri legni ei si spinse fino a cinque miglia da Candia, ove fu incontrato dalle due navi veneziane la Pellegrina e Santa Croce, e da due galee che venivano da Costantinopoli e sulle quali Paolo Quirini, allora duca di Candia, pose buon numero di arcieri candiotti. Il corsaro fu totalmente vinto e disfatto, le sue barche furono prese, i mari tornarono sicuri. I Genovesi finalmente vedendo come le loro ostilità mettevano poco frutto, e angustiati essi ancora dalla gelosia dei Pisani, si determinarono a mandare a Venezia ira Guglielmo da Viterbo per trattar della pace, la quale fu conchiusa colle principali condizioni che ogni ostilità avrebbe 1218. quind’ innanzi a cessare da una parte e dall’ altra, che i Veneziani avrebbero cercato di far rientrare i Genovesi nei privilegi di che godevano a Costantinopoli ai tempi di Alessio imperatore ; che sarebbero risarciti d’ogni loro perdita i derubati ; che i Genovesi pagherebbero cinquemila cinquecento bizanti a compenso di seimila dal corsaro Alaman rapiti ai Veneziani ; che infine il doge faquesti non voleva attenergli le promesse ohe gli avea fatte in compenso del suo soccorso. Lorenzo Monaci, molto esatto nelle cose di Candia, dice che il Sauudo per l’adempimento avrebbe dovuto ricorrere al doge. (1) Vedi il doc. nel Cod. CCXXX, cl. X lat. Vol. II. 26