62 Domenico Morosini, doge XXXVII. 1148. fine de’ secoli ». Acconsentiva inoltre l’imperatore alla loro domanda di confermare ai nuovi patti il crisobolo già dato da Calojanni suo padre, per modo che abolita fosse ogni tassa, così nella compera come nella vendita, e si specificasse ben chiaramente che dovessero aver libero commercio in qualunque parte dell’ impero, come già avea conceduto Calojanni, imperciocché nel crisobolo d’Alessio la città di Megalopoli e le isole di Candia e Cipro, forse per rispetti politici, erano state eccettuate. Così i Veneziani, animati da tanti vantaggi e dal desiderio di vendicarsi di Ruggero, che avea predato una loro nave, allestirono una considerabile flotta, sulla quale si imbarcò lo stesso doge Pietro Polani. Se non che, arrivato appena a Caorle, infermò e, affidato il comando a Giovanni suo fratello e al figlio Ranieri, si ridusse di nuovo a Venezia, ove poco dopo morì. Il bisogno di pronto soccorso facevasi intanto per l’impevator greco sempre più vivo, poiché gli arditi Normanni erano penetrati fino nei sobborghi di Costantinopoli che incendiarono, lanciando eziandio dardi infuocati nel palazzo imperiale e inoltrandosi a cogliere alcuni frutti negl’ imperiali giardini (1). Fu dato quindi prestamente successore a Pietro Polani, il doge Domenico Morosini. Volse questi tosto 1’ animo a reconciliare le parti de’ Polani e de’ Badoari alla cui testa era il patriarca Enrico Dandolo, le quali sotto il suo predecessore aveano tenuta agitata la Repubblica (2), e a continuare con vigore la guerra contro Ruggero. La flotta comandata da Giovanni e Renieri Polani si scontrò colla nemica al campo Maleo, ove i Veneziani, quantunque vil- (1) Cinnamo III, p. 45 ediz. ven. e Dand. Chr. (2) Tale discordie erano derivate dall’ opposizione del patriarca all’ elezione del Polani, Cic, Iscriz, I, 241,