I RITORNO AL MARE Quindi iniziò la serie delle osservazioni scientifiche e delle misurazioni geodetiche forzatamente saltuarie e lente per la scarsa visibilità e le continue scariche elettriche che disturbavano i sensibilissimi apparecchi. Era una persecuzione infernale anche per gli uomini: sulla punta Vittorio Emanuele, che avevano scalata fra un pericoloso rotolare di massi, il Duca ed i suoi rimasero un giorno avvolti da una nube cosi carica di elettricità che sulle piccozze, sul treppiede, sul barometro, ovunque fossero metalli e j perfino sugli spigoli delle rocce circostanti cominciarono a crepitare minutissime scariche come in un gabinetto di esperienze fisiche, finché anche nel vibrante alone che fasciava gli uomini e specialmente sui capelli si sprigionarono sgradevoli ed eccitanti scintille. Le pareti nude delle montagne apparivano qua e là bruciacchiate dai fulmini. In quel magico ambiente, quando le bufere impedivano ogni movimento, ogni osservazione, gli alpinisti occuparono il tempo innalzando ammassi di pietre quali segni del loro passaggio e punti di riferimento per le misurazioni. In poco più di un mese tutto il sistema del Ruwenzori fu studiato nei suoi elementi principali: furono scalate quattordici vette superiori ai 4600 metri e scoperta la valle del Bujuku, ignorato tributario del Mobuku. Sella fotografò grandi panorami complessivi, Cavalli studiò la flora e la minuta fauna nascosta, Rocca ti gli elementi geologici. Dalle vette del sistema nei rari momenti di schiarita si scorgeva lontanissima l’immensa foresta del Congo, il misterioso cuore dell’Africa che incuteva un irresistibile terrore ai portatori negri. Alle cime di quella catena sorgente in territorio inglese furono attribuiti molti nomi italiani tenendo però conto di quanto avevano stabilito i precedenti esploratori. Più