15Ò tresì cinquanta galere per 1* onore di Dio, a patto che di tutte le conquiste che si faranno per mare e per terra, ne avremo noi la metà e voi l’altra. Ora consigliatevi se ciò potete fare e a quali patti consentire. I messi par tir orisi dalla sala dicendo che si consulterebbero insieme e darebbero il dì seguente la risposta. Stettero adunque a parlamento quella notte e accordatisi sul da fare, vennero l’indomani al doge e sì gli dissero : Messefe, noi siamo pronti ad aderire ai vostri patti. — Il doge rispose eh’ ei riporterebbe la risposta ai suoi* e farebbe poscia sapere la decisione. Il giorno seguente raccolse in fatto il doge il suo Consiglio, ed era di quaranta uomini tra i principali del paese per senno e per prudenza, e domandò il loro parere, e poi chiamò altri cento e poi altri dugento e poi mille, che tutti approvarono ; poi ne adunò ben diecimila nella chiesa di S. Marco (1), la più bella chiesa che sia, e disse loro che assistessero alla messa dello Spirito santo e pregassero Dio che li consigliasse sulla proposizione degl’ inviati, ed essi ciò fecero assai volentieri. Celebrata la messa, il doge fece chiamare gli ambasciatori e disse loro che domandassero umilmente al popolo, che la proposta convenzione avesse il suo effetto. I messi vennero alla chiesa. Goffredo di Villehardouin prese a parlare in nome di tutti e disse : u Signori, i baroni più alti e potenti di Francia ci mandarono a voi a domandarvi che vi prenda pietà di Gerusalemme ridotta in servaggio dei Turchi, e vogliate per l’amore di Dio accompagnarli a vendicare l’onta di Gesù Cristo ; e poiché sanno che nessuna nazione è come voi potente sul mare, ci hanno imposto di supplicarvi molto, e di non levarci di ginocchio che non (1) Vuole accennare senza dubbio all 'arengo o conclone popolare.