225 territorio mantovano, s’impadronì di Vicenza e vi diede il sacco, tentò Treviso, ma invano, valorosamente difesa -dal podestà Pietro Tiepolo, figlio del doge di Venezia. Egual pericolo minacciava Padova, ov’ era pur altro podestà veneziano, Marino Badoer ; fatta però intanto da Azzo VII marchese d’Este sommessione all’ imperatore e prevalendo sempre più le intelligenze che gl’ imperiali aveano nella città, Padova' si arrese pacificamente ed Eccelino vi entrò il 15 febbraio 1237. Allora anche Treviso si arrese. La vittoria continuava ad accompagnare le armi imperiali e la lega, restaurate e accresciute le proprie forze, appresta-vasi a contendere all’ imperatore il passaggio dell’ Oglio. I collegati, accampavano alla sponda opposta in sito assai vantaggioso fra ruscelli e paludi, ove non poteano nè essere assaliti dagl’ imperiali, nè lasciati da banda per correre intanto contro Milano. Era loro intenzione di protrarre in lungo la guerra e vincere pel tempo, mentre all’ imperatore invece premeva di venire ad un fatto decisivo, avvicinandosi il termine dello spirar delle ferme e del congedo de’ suoi soldati. Vedendo dunque di non poterli trarre dal loro accampamento, finse di partire il suo esercito in più divisioni destinate quali al ritorno in patria, quali a svernare in Cremona. Allora anche i Milanesi si mossero, lieti di tornare alle case loro, quando a un tratto videro la mattina del 17 novembre 1237 da tutt’ i boschi, dalle valli, dalle gole sbucar fuori i nemici. Tuttavia non iscoraggiti, schieraronsi a battaglia nella pianura di Cortenuova e combatterono sì valorosamente che 1’ avanguardia de’ Saraceni al soldo imperiale già cominciava a cedere. Se non che avanzatesi allora l’imperatore col figlio Enzio ed Eccelino e molti nobili e cavalieri lombardi, quelli della lega furono sconfitti e posti in fuga. Pure la compagnia del Carroccio, composta de’ più prodi, resisteva an-