298 • con grosso esercito, a cui prendevano parte eziandio altre città di Romagna, e si appostarono sul Po. Furono dapprima respinti, ma avendo dovuto i Veneziani per fiera burrasca ritirarsi, i Bolognesi ne profittarono per far tagli e deviamenti nel Po e viemmeglio fortificare il loro campo. La Repubblica mandò rinforzi dai sestieri di s. Croce e di Dorsoduro, e due mesi passarono scaramucciando, ma poi il nuovo capitano Jacopo Dandolo, assistito dai soldati del sestiere di s. Marco, potè colle sue macchine atterrar quelle dei Bolognesi, e recar molti colpi alla torre da questi eretta. Non pertanto durava ancora a lungo la guerra ; fu scoperta una trama d’incendiare le macchine ed i navigli veneziani ; i Chioggiotti specialmente si distinguevano per la laro destrezza, e pel valore, ma le genti della Repubblica, soperchiate dal numero e decimate dalle malattie dell’ autunno, mal poterono resistere ad un assalto dei Bolognesi i quali aveano messi insieme anche parecchi navigli (1), onde battute in uno scontro furono costrette a salvarsi a Volano, ed i nemici ne occuparono gli accampamenti. Ripresa l’anno seguente- la guerra da Marco Gradenigo e Jacopo Dandolo, ebbe quegli il coraggio di farsi incontro al nemico con soli cento uomini, e dirigendo i colpi ai cavalli, il podestà de’ Bolognesi, Lanfranco Mallucelli, fu costretto a scendere e combattere a piedi. Sebbene i suoi si serrassero attorno al Gradenigo cogli scudi al viso, il prode veneziano non si smarrì e dopo aver ferito il padestà e parecchi Bolognesi, si ritrasse alle sue navi. Convinte infine le due parti dei danni che a ciascuna di esse derivava dalla continuazione di codesta guerra si accordavano, ad eccitamento anche di papa Gregorio X, (1) Saivioli, iSt. di Bologna.