* 175 terie combustibili, tentarono nell’ oscurità della notte di incendiare le navi veneziane. E già cominciava il fuoco e parecchi erano periti vittima dell’ improvviso assalto, quando al rumore tutto il campo levossi in armi, ed i Veneziani, accorrendo colle loro fuste ed altre barche minori, tanto validamente si adoperarono, afferrando con lunghi uncini le incendiarie e rimurchiandole e tirandole fuori del porto, che in poco d’ ora se ne furono liberati (1). I Greci, più che mai irritati del fallito tentativo, e sempre più incitati da Murzuflo, si scagliavano con improperio contro i loro sovrani e già vedevasi imminente una nuova rivoluzione. Difatti tre giorni appena passarono, che a grido della moltitudine fu alzato al trono dei Cesari un giovane popolano per nome Nicola Canabas. Ad Alessio altro non rimaneva se non di ricorrere ai Latini, ma l’avvicinarsi di questi promosse nuovo tumulto, in mezzo al quale, Murzuflo entrato nel palazzo, s’impadronì di Alessio e fecelo strangolare : il vecchio Isacco a tale notizia e disperato della propria salute, ne morì di dolore : l’effimero imperatore Canabas finì nel carcere : quarto imperatore dopo la venuta de’ Latini venne proclamato Murzuflo. Giunta al campo dei Crociati la notizia dell’ avvenuto, fremettero d’.orrore, di collera, di desiderio di vendetta : esser tempo ornai, esclamavano, di finirla coi Greci, e giacché aveasene la forza, doverlasi adoperare a riformare quell’ impero avvilito, a ridurre finalmente la chiesa orientale alla devozione verso la pontificai sede di Roma, ad assicurarsi in altro modo, che non sulla fede delle parole e dei giuramenti, l’adempimento dell’ accordo fatto con Alessio. Nel consiglio tale partito prevalse, e tosto faceansi gli apparecchiamenti per la nuova guerra. (1) Villehard., 1. IV e And. Morosini, p. 172.