89 per la patria combattendo, ma vittime del morbo, dell’ inazione, dell’ avvilimento. Della famiglia Giustinian, che tutta coi suoi dipendenti, in ben cento individui, avea preso parte alla spedizione, neppur uno tornava (1) : tanto che fu uopo che 1’ ultimo rampollo di essa, Nicolò, già fatto monaco, uscisse dal monastero per maritarsi. Sposò Anna Micluel, la figlia del doge, n’ ebbe parecchi figli, poi sempre fedele al suo voto, tornò alla sua cella, ed altro monastero accolse la moglie ; onde tanta pietà valse ad ambedue l’onor degli altari. Infine la ciurma tumultuando volle tornarsene a Venezia, ove arrivava quel misero a-vanzo della già fioritissima flotta e seco recava la peste, che presto nella città si diffuse. Immensa fu la strage che vi fece, ed il popolo nella sua disperazione volgevasi contro il doge, cui accagionava di tutte le sue disgrazie. Vitale raccolse un’ assemblea nel palazzo e cercò invano giustificarsi; crescevano anzi sempre più contro di lui gl’ im-properii e le minaccie, ed egli, stimandosi ornai perduto, tentò di sottrarsi colla fuga per ritirarsi nel monastero di s. Zaccaria. Ma, sopraggiunto da alcuni dei più arrabbiati, fu ucciso a poca distanza da quello, il 28 maggio 1172. Così alla perdita della flotta, al morbo che infieriva, al lutto e al pianto di tante famiglie si aggiungevano, a compir la ruina, i tumulti, le discordie, il pubblico oltraggio alla maestà del capo supremo dello Stato nell’ ucciso doge, onde a salvare la Repubblica faceano uopo nuovi e vigorosi provvedimenti, ai quali i magistrati d’ allora volsero tosto 1’ attenzione ed impiegarono 1’ opera. E prima di tutto parve necessario di provvedere ad una più regolare e più ferma costituzione delle supreme (1) Parrai però che il fatto non sia da prendere a tutto rigore, poiché abbiamo documento del 1187 in cui Pietro Giustinian Procuratore di san Marco tratta con alcuni cittadini perché forniscano navi all’assedio di Zara, Vol. H. 12