831 si feco bella, e resero lo Stato veneziano senza contrasto il primo d’Europa a que’ tempi, dall’ altro corruppero i “ costumi, come chiaramente dimostrano le tante leggi e le tante condanne in proposito (1), eccitarono lo spirito d’ambizione ne’ nobili, divenuti in buon numero principi di terre e d’isole, e furono forse non ultima cagione della invigorita aristocrazia, a rovescio di quanto allora accadeva nel resto d’Europa. Inoltre le Crociate sollevarono alla Repubblica potenti rivali sul mare nei Genovesi, Pisani e fiamminghi, e quindi le accanite guerre specialmente coi primi ; ella si trovò avviluppata in costose e frequenti ostilità coi Turchi ed altri popoli per la conservazione degli acquistati possedimenti ; infine, inebbriata della sua grandezza marittima, fu tratta a tentare un eguale ingrandimento anche sulla terraferma. Senza le Crociate, Venezia avrebbe forse continuato a tenere pel commercio e pei trattati, piuttosto che per le armi, un esclusivo dominio ; unitasi col resto d’Europa a quella impresa generale, ne trasse è vero a principio grandissimo profitto, e splendida gloria militare ; ma altre nazioni eziandio cominciarono a farsi forti di naviglio e qual prima, qual poi, presero a guerreggiare con essa e a disputarle il comando. Perduta Acri, ricominciarono le molestie genovesi in Europa, a mala pena contenute fino allora per trattati e tregue (1270-1273-1286-1291) (2). Eorti del possesso di Pera e per la nuova loro colonia di Caffa, sul mar Nero, volevano escludere i Veneziani dal traffico di Costantinopoli, di Trebisonda, della Tana (sul Tanai o Don) ; i Veneziani dal canto loro, già dominatori in quelle acque, nulla più desideravano che di distruggere i suddetti possedimenti di Pera e di Calia. Perciò stringevansi in lega coi Pisani, i Genovesi (1) Avogaria, Raspe. (2) Poeta, IV.