18 e Veneti sommamente conturbati e dolenti si affrettarono a trasferirsi a Gerusalemme, ove lo trovarono bensì vivo ancora, ma a tale ridotto, che appena poteva articolare 1100 parola, e poco dopo il videro spirare (18 lug.). Resi al glorioso duce gli ultimi onori, riconosciuto in suo successore Baldovino I suo fratello, tornarono i Veneziani all’oppugnazione di Caifa, che assalirono con certe macchine dette manganelle, da cui lanciavano con grande impeto grossissime pietre ; costruirono eziandio un’ alta torre, che giungendo al livello della muraglia, dava modo a combattere da essa a corpo a corpo col nemico. Questi, dal canto suo, adoperava le scuri ed il fuoco per distruggerla, ma furono vani i suoi sforzi, e Caifa dovette arrendersi. Dopo qualche altro fatto d’ armi e un tentativo contro Ascalona i Veneziani, stimando per quell’ anno finita la campagna, spiegarono le vele per tornare in patria (1). Al loro arrivo furono festosamente incontrati dal doge, dai magistrati, dai cittadini, ammiratori del valore dei confratelli, curiosi di vedere le nuove spoglie dell’ Oriente, avidi dei racconti che di quelle imprese, di quei sacri luoghi, di tante strane vicende si attendevano dai ritornanti. Era il di 6 di dicembre, sacro a s. Nicolò, e alla notizia, che seco loro veniva eziandio il corpo di quel Santo, la gioia profana si tramutò in religiosa solennità per accogliere degnamente quelle reliquie, che furono deposte nella chiesa del monastero del Lido. Continuavano però tuttavia alcuni navigli veneziani a correre i mari dell’ Asia e ne fa testimonianza il contemporaneo Fulcherio Carnotense, riferendo che nel 1101 i Veneziani trasportarono a Jaffa i pellegrini, molto destra- fi) Postea immunitatum obtrnto privilegio, jarn mortuo Gotifredo, Venetias redeunt. Dand,