210 bastante a nutrire la popolazione aver promosso e mantenuto 1’ industria, il commercio, la navigazione onde si fecero tanto potenti e famosi i Veneziani ; badassero bene di non rischiare per nuovi possedimenti gli antichi : la Dalmazia perderebbesi : il golfo sarebbe inquietato : tranquil- lo dominio a Costantinopoli invano sperarsi coi Greci nemici, i Francesi invidiosi perchè spossessati ; Bulgari, Turchi, nazioni potentissime ai confini, potrebbero forse un dì impadronirsi di Costantinopoli e con essa tutta la potenza veneziana verrebbe a mancare, mentre restando la Repubblica nelle isole, perduti anche tutti i possedimenti, lo Stato sarebbe salvo. Quale pur sia la verità di codesto racconto, le cose continuarono come per lo passato e nuovi trattati di amicizia e di commercio furono conclusi colle città italiane, con Bertoldo patriarca d’ Aquileja 1218 (1) e 1222 (2), con Padova 1222 (3), Bologna 1227 (4), Osimo, Recanati ed Umana 1228 (B), col patto che ove i Veneziani venissero molestati dagli Anconetani, dovessero all’ uopo esser soccorsi, se al doge piacesse muover loro guerra (6). Fu questo 1’ ultimo atto politico del doge Pietro Ziani, che vecchio e cagionevole rinunciò al principato, da lui retto gloriosamente per ventitré anni e si ritirò a chiudere i suoi giorni nelle sue case a santa Giustina, ove morì il 13 marzo 1229. Perduta la prima moglie, Maria di casa Baseggio, avea sposata Costanza figlia di Tancredi poi re di Sicilia, e da cui ebbe un figlio, Marco, e due figlie Marche- (1) Dalle carte della chiesa di s. Marco. Vedi Cic. IV, 528 e av. (2) Poeta I, 180. (3) Cod. Trev. e Pacta. (4) Pacta II, 52. (5) Cod. CCXXVin, cl. X lat. (6) Plegiorum, p. 92, t.