120 cessato il suono delle campane, quattro cantori intonavano alcuni versetti, poi il doge dimostrava la sua compiacenza pel modo com’ era tenuta la chiesa, e raccomandavasi alle orazioni dei parroco e del clero, al che quello rispondeva dal canto suo ringraziando il doge della sua degnazione, e lo pregava di rinnovare la visita all’ anno seguente. Il doge preso quindi commiato tornava al palazzo ed il clero a s. Geminiano (1). Raccontano gli antichi Cronisti anche di un’ altra cerimonia, la quale però non si mantenne verosimilmente che durante il tempo corso tra la demolizione e la ricostruzione della chiesa, e giusta la quale il piovano ricordava ogni anno al doge nella processione che questi faceva fino al luogo ov’ essa prima avea esistito, la demolizione della medesima e l’obbligo di ricostruirla, per lo che il principe davagli uno zecchino per comperare calce e sabbia. Sebastiano Ziani fece altresì selciare la piazza, in origine vasta ortaglia detta brolo, appartenente in parte alle monache di s. Zaccaria dalle quali, dicono alcuni, lo Ziani comperasse il necessario terreno ad allargarla, obbligandosi inoltre alla visita annua del loro monastero. Fece ei pure fabbricare tutt’ all’ intorno case con colonne alle finestre, ossia gallerie per le quali si girava, a foggia di quelle che ancor si vedono nel Palazzo ducale (2). Del quale fu altresì eretta allora probabilmente la parte che guarda al (1) « Quest’era il colloquio vicendevole, e sembra quindi esagerato che il piovano nell’ atto d’ incontrarsi col doge gli rammentasse la demolizione dell’ antica chiesa e che il doge per l’acquisto di calce e sabbia alla riedificazione facesse il dono d’ uno zecchino d’ oro al piovano stesso, come regolarmente viene creduto. Forse in più remoti tempi si sarà tenuta questi volgar pratica, ma non certamente in questi ultimi, avendomene assicurato persone che più volte ne furono presenti ; anzi 1’ ultimo anno della Repubblica, il dì che il doge Manin celebrò questa funzione, che fu per lui per 1’ ultima, aggiunse alle solite parole : e se raccomandemo alle so orazion special-ménte nelle presenti circostanze. » Cic. IV, 8. (2) Sanudo, Vite dei dogi.