364 via discorrendo, secondo i varii tempi e le varie cagioni che dalia vicina terraferma le condussero. Così alla grande immigrazione avvenuta nei secoli V e VI, i profughi dal Veneto e dall’ Istria ed anche dalla Romagna (1) trovavano nelle isole loro compaesani, trovavano e seco portavano quanto di romana civiltà, di romane arti e scienze ancor rimanevano. Poterono quindi dare maggior incremento alla navigazione e al commercio, prima colle vicine città litorali per le ben note vie della Laguna, poi anche con altre più mediterranee pei fiumi che nelle Lagune mettevano, infine coi varii porti della Romagna (2) e di mano in mano persino con Costantinopoli, che accoglieva di btion grado i loro mercatanti, come accenna la tradizione dei favori loro accordati da Longino (3), non vera forse nei particolari, ma certo nell’ essenza, dappoiché molto dovea importare a quell’ impero di mantenersi in buona relazione coi Veneziani, la cui giacitura formavagli un punto strategico di massima rilevanza per la conservazione del suo dominio in Italia. Della frequenza del commercio veneziano a CostantinopoK fanno testimonianza gli stessi scrittori germanici (4), i quali raccontano che mercatanti veneziani portavano a vendere ai baroni e signori di Carlomagno sotto Pavia (1774), porpore, tappeti, panni d’oro, veli di seta, veli a trapunto, bisso, penne di pavone e di struzzo, non che altre che si dicevano di fenice, ebano, porle, gemme ed ogni altro oggetto di lusso, cose tutte che da colà venivano ritirate. Qualche relazione coll’ interno della Germania fino dal secolo IX potrebbe argomentarsi dalla notizia che ci danno i cronisti (1) Vedi i nomi delle famiglie nell 'Attiriate. (2) Fantuzzi I, p. 81, Cod. Bav. carta n. 66 e p. 37, carta n. 73. (3) T. I, p. 81. (4) De reb. belile. C. M. t. Ili ed altri : Luitpr. Legai, in Murat. jR. I. Script. I, 487.