295 scia 1’ arte dei conciapelle e dei tessitori cantando canzoni e cobole (1) ; erano sarti splendidamente vestiti di bianco a stelle vermiglie, con cotta e mantello foderati di pelli ; i lanajuoli marciavano adorni di rami d’ ulivo ; i lavoratori di cotoni e fustagni, quelli di coltre e giubbe, con cappa bianca sparsa di fiordalisi, e perle vagamente intrecciate con oro ; i fabbricatori di drappi d’ oro vestivano di questa preziosa stoffa, con ghirlande ed altri aurei fregi. Nè minore era il lusso spiegato a quell’ occasione dai .calzolai, dai mereiai, e perfino dai pizzicagnoli che portavano ricche vesti di scarlatto o di altro colore : i venditori di uccelli di riviera, i pescivendoli, rappresentavano gli oggetti del loro traffico ; i vetrai aveano scelto quanto di più perfetto fornivano i loro lavori, gli orefici superbe opere d’ oro e pietre preziose. Ma sopra ogni altra distinguevasi per la bizzarria dell’invenzione 1’ arte dei barbieri, la quale ideò una mascherata allusiva ai tempi dei cavalieri erranti. Due uomini armati di tutto punto e montati su bellissimi destrieri conducevano seco quattro damigelle di capriccioso abbigliamento e giunti innanzi al doge, l’uno di essi sceso a terra, e a lui inchinandosi, gli disse : « Sire, noi siamo due cavalieri erranti che abbiam cavalcato per cercare fortuna e ci siamo molto travagliati per poterci conquistare queste quattro damigelle. Or siamo venuti alla vostra corte, e se alcuno volesse contrastarcele, siamo pronti a difenderle da buoni cavalieri. » Il principe rispose eh’ erano i benvenuti, eh’ egli avrebbegli in grande onore, e nessuno oserebbe di contrastar loro sì bella conquista. Essi gridarono allora : Viva il nostro messer Lorenzo Tiepolo nobile doge di Venezia, e passarono oltre. ■* (1) Dell’esistenza del dialetto nazionale abbiamo prova in un decreto del doge P. Ziani. Vedi ne’ docum.