201 ce, la quale fu conehiusa per la mediazione del patriarca d’Àquileja (1), dapprima loro alleato, promettendo d’ora innanzi la cessazione d’ogni ostilità, il compenso dei danni recati, il libero commercio ai Veneziani, e di consegnare a questi Jacopo di s. Andrea ed altri principali promotori del tumulto eli e resterebbero a disposizione del doge ; gli altri prigionieri furono dai Veneziani mandati liberi alle loro case, il che fecero egualmente alcuni mesi dopo anche di quei primi. Altro trattato del pari vantaggioso fu conchiuso coi Trivigiani (2). Pochi anni dopo, nel 1220, veniva Federico II in Italia ed i V enoziani ottenevano la solita conferma dei loro privilegi (3), ma la sua presenza e le sue palesi intenzioni di volersi assoggettare tutta la penisola risuscitavano con nuova forza le fazioni, e guelfi e ghibellini ricorrevano alle armi. Le città lombarde, avvendosi dell’ imminente pericolo, rinnovarono il 2 di marzo 1226 la loro lega nella chiesa di s. Zenone nel Mantovano, giurando le città di Milano, Bologna, Piacenza, Verona, Brescia, Faenza, Mantova, Vercelli, Lodi, Bergamo, Torino, Alessandria, Vicenza, Padova, Treviso, il marchese di Monferrato e quello di Ferrara, con ancor altri luoghi (4), di stare per la comune difesa e indipendenza. Tanta unione e le minaccio papali destando anche apprensione in Federico, io mos- (1) A torto il Cappelletti accusa d’inesattezza Laugier, che appunto al Patriarca attribuisce la mediazione, come può vedersi nel documento conservato nei Patti I, 149 in data 21 aprile 1216. Il trattato comincia con queste parole: Cum igìtur istigante diabnlo occasione ludi Tarvisii inter Venetia et Padua verrà non modica fuisset snborta, Domimix W. ( Wolcheriusj Dei grafia Aquilcjense patita ut delegatione Dui l’apae ad ipsam pacificandam devoti laborasset ecc. Sottoscritti gran numero di Padovani. (2) Cod. Trev. e Poeta I. 176. (3) Lib. JJlancus e Pacta I. (4) Sigonio de Regno Italico Lib. 17 e Murat. Ann.