Ili doge lo gettava nelle onde pronunziando le parole : Mare, noi ti sposiamo in segno del nostro vero e perpetuo dominio, imitazione questa delle forme d’investitura feudale praticate allorché la cerimonia fa introdotta, e che unita al sentimento religioso, empiva l’animo dei Veneziani di vivo ardore, di coraggio, di speranze, giacché per quell’ atto credevano benedette le loro imprese sull’ instabile elemento. Assistiva poi il doge alla messa solenne nella chiesa di san Nicolò del Lido, e ritornato al proprio palazzo convitava a solenne banchetto i tre ammiragli, i cento capi maestri dell’ arsenale e i principali magistrati e ambasciatori. Tanta pompa della gita al Lido, le feste, le maschere (1), che in quel dì allegravano la città ; la grande fiera ' detta della Sensa ( Ascensione ) che venne indi stabilita a quell’ occasioue per otto giorni e poi per quindici, ed insieme la visita delle chiese per le indulgenze, chiamavano immenso numero di forestieri in Venezia, che vi apportavano gran copia di denaro e ne accresevano a mille doppi il brio e l’incanto del soggiorno. Nè è a tacersi che nel congresso di Venezia fu posto termine finalmente per un concordato alle discordie che per tanti secoli aveano inimicato i patriarchi di Aquileja e di G-rado. Per quel Concordato, solennemente riconosciuto poi nel 1180 (2), il patriarca gradense Enrico Dandolo rinunziava nelle mani di Giovanni vescovo di Vicenza per sé e successori ad ogni ragione sopra quanto era stato tolto di tesori, reliquie ecc. alla chiesa di Grado fino dai tempi del patriarca Popone (1016), e per Breve di papa (1) La prima legge conservata, relativamente alle maschere, è del 1339 feb. 12. Capta fuitpars quod decelero ulla persona, nec ulto tempore de nocte precipue a tertia campana usque ad matutinum sanati Marci non audeat nec debeat ire transvestita per modum inhonestum ec. Il che accenna ad uso più antico (Libro Spiritila). Archivio, (2) Lunig. Cod. dipi. IV, p. 1550,