228 dare la caccia alle navi anconetane ohe furono prese e bruciate; coi Genovesi erasi l’anno innanzi firmato un trattato col mezzo di Stefano Giulian e Marco Morosini ambasciatori (1), obbligandosi le due repubbliche ad aju-tarsi scambievolmente contro chi le assalisse ed in ispe-cialità in Puglia, Calabria, e Sicilia ; a combattere d’ accordo i corsari ; s’impegnavano inoltre a portare sui loro vascelli le due bandiere alleate, a destra quella del proprio Comune, a sinistra quella dell’ altro (bel segno di concordia, che sciaguratamente poco durò); che insorgendo questioni, sarebbero rimesse in ultimo appello all’ arbitrato del papa ; durerebbe il trattato per nove anni, nei quali nessuna delle due parti potrebbe convenire coll’ imperatore senza 1’ adesione del pontefice ecc. Così i Veneziani poco aveano a temere di Federico, che intanto erasi avanzato nella Lombardia, e siccome alcune città, secondo il solito, s’ erano staccate dalla Lega, vieppiù cresceva l’ira sua verso le altre, principalmente contro Milano e Brescia che erano alla testa della resistenza. Brescia fu assediata, la difesa fu quale potevasi attendere da quei valorosi cittadini e della patria amantissimi, tanto che l’imperatore fu costretto a levare il campo (1288) e partirsene recandosi per la Toscana alle terre papali contro Gregorio I, che dal canto suo fece predicare contro di lui la crociata. Faenza, ov’era podestà Michele Morosini, venne in mano agl’ imperiali, ma Alberico da Romano, fratello di Eccelino, tolse a questo Treviso, forse d’intelligenza coi Veneziani, i quali aveano già cominciate le ostilità, fugato sotto il comando di Giovanni Tiepolo dodici galee pisane che venivano in soccorso di Federico (2), e presa (1) Corì. CCXXXa. 1238 nlt. nov. e Daini. Chron; Giustiniani Ann. di Genova, L. Ili, p. 85. (2) Caroldo.