214 costumanze, e in difetto di queste, secondo la sua miglior coscienza, senza inganno nè frode ; adoprebbesi con tutto l’animo all’amore e al bene di Venezia; nel Consiglio si metterebbe da quella parte che gli paresse più ragionevole e serberebbe il segreto su tutte quelle deliberazioni circa alle quali tale secreto venisse imposto ; non riceverebbe rimunerazioni o compensi di sorta alcuna, la cessione di qualche parte dei redditi o dei beni del Comune non sarebbe valida se non approvata dal Consiglio maggiore e minore, e attenderebbe sempre alla conservazione loro ; procurerebbe le esigenze de’ crediti del Comune e la esecuzione delle sentenze de’ Consoli de’ mercanti (1) ; farebbe severa giustizia delle carte false che venissero presentate secondo 1’ uso già in addietro statuito o da statuirsi. Rimanendo vacante la sede patriarcale di Grado, 1’ elezione farebbesi da tutto il clero e dal popolo ; 1’ elezione di tutti i vescovati vacanti dipenderebbe da’ loro diocesani, dal clero e dal popolo, e quelle dei monasteri dalle loro congregazioni coi rispettivi vescovi, senza che il doge punto vi s’intromettesse, se non col consenso della maggior parte del Consiglio. Non avea a partecipare del quadragesimo, nè d’altri dazi che sogliono esigersi dai Visdomini del Comune, nè di quanto veniva dal Quarnero, eccetto che dei pomi di Lombardia, di cui due parti spettavano al doge ; nè di qualunque provenienza dalla parte di mare, o da Castelnovo (2) ; nè del bollo del sale, nè del dazio che le merci soleano pagare a Cavarzere (Capodargine), nè di ciò che concerne la pesca e le beccarie, salva l’onorificenza solita pagarsi alla curia ducale il giovedì grasso. Non dovea neppure aver parte di altri quadragesimi, gabelle e tasse, tran- (1) Magistratura alle cose di commercio che si vede aver esistito fin d’ allora. (2) Di Dalmazia o d’ Istria ?