Vili IL “RE DELLE NUBI” a ciascuna di quelle pagine personali, come dallo stesso racconto del Duca e dallo svolgimento dei fatti, la figura di Cagni emerge in primo piano nella spedizione polare. Non solo come capo della pattuglia che vinse, ma anche come secondo del Duca prima e dopo la marcia con le slitte, la sua attività fu prevalente e decisiva in tutte le fasi. Egli era allora nel pieno del suo vigore, eccitato dal duplice stimolo virile dell’amore e dell’ambizione. Pur essendo comandante in sottordine aveva fra tutti il grado militare più elevato ed era di dieci anni più anziano del suo capo. Nella spedizione non era mercenario, ma volontario con lunga esperienza di comando e temperamento portato alle iniziative. Immune dalle pericolose impazienze giovanili, fu condotto alla vittoria contro tutti gli ostacoli dell’andata e del ritorno da una passione tenace che moltiplicò le sue risorse e virtù naturali. Assolse i compiti più disparati: consigliò per il meglio la rotta imponendosi perché la “Stella Polare” fosse spinta fino alla più alta latitudine; curò l’allenamento dei cani; fu l’astronomo, il meteorologo della spedizione e l’efficace cronista; fu cacciatore d’orsi, infermiere del Principe, chirurgo spartano di se stesso, sacerdote del gruppo nei giorni di Dio, ufficiale del Re nei giorni della Patria; fu costruttore del capannone, artiere, minatore, maestro d’ascia, organizzatore dei carichi per la marcia con le slitte. Sopportò la parte maggiore del sacrificio comune vegliando sui bisogni e sulla sicurezza dei compagni dei quali fu guida sicura anche durante le atroci traversie della deriva. Ebbe perciò in ogni momento la grande autorità che gli uomini d’azione guadagnano dallo spontaneo riconoscimento altrui per le loro risorse personali, ed il fascino trascinante degli individui d’eccezione. Prodigo di sé, fu anche autoritario ed accentratore, insofferente al massimo di inerzie ed opposizioni.