167 ce, dice il Villehardouin, cui non battesse il cuore pensando che giammai s’era fatta impresa tanto grande. Sbarcarono sulla riva sinistra del Bosforo e, saccheggiata Calcedonia, piantarono il campo nei giardini imperiali. Allora Alessio, scosso alfine dal suo sonno, mandò ambascia-tori che ricercar dovessero quali fossero le intenzioni dei Crociati : se di passare in Terra santa, avrebbeli soccorsi nella generosa impresa ; se poi altri pensieri volgessero in mente e da' suoi paesi non si partissero, sarebbe stato costretto a raccogliere tutte le sue forze, colle quali avrebbe la loro flotta distrutta, le loro schiere disperse e precluso loro per sempre il ritorno nell’ Occidente. Rispose in nome dei crocesignati Conone di Bethune : maravigliarsi che il fratello d’Isacco osasse parlare come padrone dell’ imperio, e non cercasse piuttosto scusa al suo delitto che avea contro di lui sollevati tutt’ i popoli cristiani : essere quel suolo retaggio del principe che ora veniva a reclamare i suoi giusti diritti; per conoscere il motivo che colà conduceva i Crociati, non avere Alessio che a consultare la propria coscienza, nò altra strada rimanergli per sottrarsi alla giustizia divina ed umana se non quella di restituire al fratello ed al nipote la corona che loro aveva rapito e d’implorare la misericordia di quei principi medesimi pei quali avea mostrato di non sentire pietà alcuna ; che se ciò facesse, gli verrebbe impetrato un sicuro e tranquillo asilo ove passare il resto de’ suoi giorni ; quando no, i Crociati per nulla temere le sue minaccie ed i suoi vantamenti (1). Dopo avere invano tentato di far insorgere il popolo di Costantinopoli col mostrargli il principe Alessio, i duci crociati tennero un consiglio di guefra e, raccomandatisi al dator delle vittorie, si apparecchiarono al combattimento. Fu posto 1’ antiguardo con buon numero di arcieri e bale- (1) Villehard. III.