97 ed abbacinato, quando, a ciò che narra il Caroldo, penetrato a tempo il nuovo tradimento, potè Enrico salvarsi con precipitosa fuga (1). Il cronista Dandolo invece accenna ad un ottenebramento della vista (2), per opera, a quanto pare, di Manuele ; ma poi ricordando più volte la sua vecchiezza, all’ occasione delle imprese da lui eseguite , come doge, nulla più dice della stia cecità. L’Altinate, il cui autore, forse contemporaneo (3), avrebbe a meritar fede sopra ogni altro, ricorda espressamente che Ziani nel-l’idea di pacificarsi coll’ imperatore Manuele gli mandò ambasciatori Yital Dandolo, Manasse Badoero e Vitale Fa-lier, non appena rivide sani e salvi i tre primi mandati dal doge suo antecessore ; il che farebbe credere che nulla fosse di quell’ abbacinamento. Il Villehardouin nel racconto della Crociata., a cui egli prese parte insieme col doge, narra bensì che questo non ci vedeva, ma per effetto d’ una ferita riportata combattendo, e il doge nel discorso al popolo adunato nella chiesa di s. Marco dice di sè stesso essere, vecchio, debole e mal disposto della persona, ma non già cieco. Niceta, storico greco, an-ch’ egli contemporaneo, lo dice cieco (4), ma non tocca punto del preteso fatto di Manuele, il quale ci apparisce invero assai dubbioso, perchè non attestato dagli storici contemporanei, perchè non è molto verosimile che Manuele, già macchiato d’un tradimento, un altro ne facesse seguire quasi immediatamente al primo, nè che i Veneziani avessero continuato dopo tanta iniquità a maneggiarsi per la (1) Caroldo, Cron. ms. alla Marciana. (2) Cui ( all’imperatore ) Henricus Dandulus, pro salute patriae comtanter resistenti, visti aliqualiter obtenebratus est. (3) Altin. t. VELI, Arch. st. it. p. 131, 182. (4) Homo cecus ille guidem et capillari.is sed Romanis infestissi-mus. Lib. Ili, p. 286 ediz. von. Vol. ü. 13