208 tenevano piena libertà di commercio con esenzione dalle gabelle, sicurezza delle persone e degli averi, anche di quelli dei naufraghi e di quei Veneziani che morissero nelle terre di Teodoro ecc. (1). Il quale procedere dei Veneziani potrebbesi facilmente attribuire a vii sentimento di gelosia o a grettezza d’ animo mercantile, ma a chi più si addentra nella ragione dei fatti non può sfuggire la considerazione che a sostenere l’impero di Costantinopoli richiedevansi forze non soltanto marittime ma sì anche terrestri, e che la Repubblica, non appoggiata dal resto d’ Europa, non era da tanto. Quindi ella pensò di provvedere alla meglio a’ casi suoi, non lasciando però di dare all’ uopo quei soccorsi che per lei si potevano. E tanto era lontana dal pensiero di lasciar cadere quell’ impero, che anzi da qualche Cronista si racconta avere il doge Ziani proposto di trasportare colà la sede della Repubblica; i migliori però non ne fanno cenno, ed invero il discorso che viene attribuito al dogo sarebbe troppo disdicevole ad un patriotta veneziano (2). Nondimeno potrebb’ essere, che l’idea tosse sorta nella mente di alcuno, e venisse anche discussa nel Consiglio, ma giustamente rigettata (3) ; e le ragioni addotte dalle due parti stimo non inutile riferire, siccome quelle che ci fanno conoscere alcune condizioni della veneziana Repubblica a quei tempi (4). Magnificata la grandezza dell’ imperio che i Vene- (1) Notisi il seguente articolo: Ncque, imperiavi meum (parla il La-scavi) neque tutu»dispaiatila habitat lìceniiam fermare, iperprrcr, vel Manii-latos ant Stamina equalis formae alleriuspartis. (2) Ne parlano Savina, Barbaro. Nulla il Kamusio. (3) Si disse per un solo voto, che fu quindi chiamato il voto della Provvidenza. Vedi Temanza Dissertas. storico-critico sopra l'antica pianta di Venezia, e Cic. Iscriz. IV. (1) il discorso dei Cronisti ha tutto il colore d'una esercitazione ra -torica; credo opportuno darne soltanto il sunto.