125 (esclama lo storico Niceta) da cui maturarono le spiche che poi ricogliemmo, e molti altri con noi, sui campi di Perse-fone ; poiché da quel fatto è a derivarsi la nostra presente sciagura (1). § Nè contenti alla strage diedero mano al fuoco, e non fu violenza che quei barbari non commettessero. Nessun sesso, nessuna età furon salvi, gli stessi templi furono pro-fanati, e tutto ciò col pretesto che i Latini fossero stati favorevoli all’ imperatrice e al suo figliuolo. Ella fu poscia confinata in un monastero, il principe annegato. Ma quelli tra i Latini che poterono fuggire, e molti Greci altresì, nemici nell’ usurpatore, recavansi in Oriente ed Occidente (2) e colla pittura delle loro sciagure, e colla descrizione della tirannia e della crudeltà di Andronico commovevano gli animi ed eccitavano alla vendetta : così in Antiochia, in Gerusalemme e perfino nelle terre del Sultano, ma principalmente nell’Occidente ove volgevansi al papa, al re di Germania, a quello di Francia, al marchese di Monferrato, al re d’Ungheria, a Guglielmo re di Sicilia. Questo ultimo accolse assai più premurosamente degli altri le lamentanze dei profughi, promise coprir terra e mare delle, sue genti e andare a Costantinopoli a punire il tiranno. E alle parole facendo sollecitamente seguire i fatti, con grand’ esercito di Latini mosse alla volta di quella città, approdò nell’II-lirio. ed avanzandosi, strinse d’ assedio Durazzo, che potè prendere leggermente. I trionfatori Normanni si avvicinarono quindi a Tessalonica, nel tempo stesso che gli altri Latini, tra i quali i Veneziani, si vendicavano della strage di Costantinopoli col mettere a ferro e a fuoco le coste della Propontide e dell’Ellesponto. La conquista di Tessalonica, dopo vigorosa resistenza, fu accompagnata da orrori, (1) Ib. 98. (2) Ib. 117.