51 trionfi veneziani in Asia vuoisi quell’enorme masso di gradito, clie forma la mensa dell’ altare nella cappella del Bat-Itisterio, nella Basilica di s. Marco, il quale pretendesi recato nel 1126 da Tiro. Un utilissimo provedimento interno appartiene ai tempi del doge Domenico Michiel, ed è quello dell’ illuminazione della città. Certo che misera cosa ella era, ma anche in ciò l’iniziativa spetta ai Veneziani. Le vie tortuose, intersecate da piccoli rivi, laghi e piscine, mentre presentavano quasi ad ogni passo un pericolo a chi vi si aggirava di notte, favorivano in pari tempo le «imprese dei malandrini e dei ladri, onde furono assai presto istituiti alla sicurezza pùbblica i Capi di contrada (1) e le guardie notturne. Ma ciò non bastando, si vollero poste le pubbliche vie sotto l’egida della religione, e a tutti i capi di esse sorsero quindi quei tabernacolini, innanzi ai quali la pietà del vicinato e le pie elemosine mantengono ancora adesso un lampanino acceso, ed allora sembravano prendere sotto la' loro protezione le ase all’ intorno e quelli che di là passavano, in pari tempo he servivano a rischiarare la via, ed apparivano come altrettanti fari a guida e direzione (2). Illustre per tanti fatti, il doge Domenico Michiel rinun-ziò per 1’ amor della quiete alla ducale corona, si ritirò nel tagliato un braccio ad un Saraceno, disegnò con quel sangue un circolo in-{ torno allasua bandiera e per ciò lo stemma dei Barbaro colle tre rose d’oro in campo azzurrofu poi cambiato in un cerchio vermiglio in campo bianco. Cicog. Iscriz. IV, p. 522. Un ovato nel soffitto rappresentala rinunzia del doge al regno di Sicilia, che, secondo alcuni Cronisti, eragli stato offerto da quei popoli ammiratori della sua gloria, ed è opera di Giulio Dal Moro. Altri raccontano gli fosse offerto anche il regno di Gerusalemme. (1) Sene trovamenzione nel libro Plegiorum M'Archivio, nel 1227, ma come già di magistratura esistente. (2) Et fu ordinato che per le contrade mal sicure fossero posti cesen-deli impizadi, che ardessero tutta notte, dove furono poste le belle ancone. E questo tal cargo fu dato ali Piovani e la Signoria pagava la spesa, Cron. ant, in Gallicciolli, I, p. 305, ad a. 1128. •