387 soglie, non però lasciandole nell’arbitrio dei sudditi, ma regolandole per appositi ufficiali sotto la presidenza del doge (1), finché nel 1456 passò anche questa faccenda nel Senato. III. Dalla prosperità del commercio derivavano alla Repubblica le principali fonti delle sue finanze, le quali consistevano d’ordinario per la maggior parte nei dazii, nelle varie gabelle, come di ancoraggio, di ripatico ecc. e nel sale, poi nel catasto degli stabili (2) e nelle decime, ricorrendosi nei bisogni straordinarii allo spediente di accrescere le tariffe ed ai prestiti. Per imporre i quali richiedevasi che, presentata prima la proporzione alla Quarantia, fosse da questa approvata con almeno la metà dei suffragi ; poi, datone avviso al Maggior Consiglio, cominciavano dopo tre giorni la discussione e decretavasi quando avesse riportato determinato numero di voti favorevoli (3). Tra i dazi va posto in primo grado quello che pagavano i sali, comperati all’estero o prodotti nell’interno. Lo Stato non se n’ era impadronito come di una regalia, ma favorivane la produzione e 1’ esportazione, vigilava con molta cura alla loro qualità, alla esatta misurazione, alle persone che vi aveano ingerenza, col mezzo dei Salinieri, de’ loro dipendenti, dei cancellieri che si mandavano da Venezia per i riscontri di cassa, per le bollette e i registri, ed anche qui troviamo scrupolosi provvedimenti circa a’ sensali o misseti. I loro nomi erano posti in un bossolo e ad ogni richiesta che veniva fatta d’una partita di sale, estraevasi quello che dovea trattare col mercante : eragli severamente proibito di stornare il compratore di andar a vedere il sale di chiunque, raccomandando anzi di preferenza quello dei poveri : avvisasse il forestiere dei prezzi correnti onde non (1) Libro Cerberus, p 30, an. 1292. (2) Vedi sopra p. 129. (3) Libro Socius an 1263. Cerberus, p. 69, an. 1283.