194 Conquiste all'ignoto inquieti sugli oggetti della stanza prima di chiudersi in un sonno pesante. Ma ogni mattina, prima ancora di riprendere coscienza della sua situazione, un pensiero lo agitava: partire, bisognava partire subito, rimediare al tempo perduto in quell’assurda stasi, a marce forzate arrivare presto lassù. Questa volontà sempre più acuta ed esclusiva fini per vincere il male. Cagni guari quasi per suggestione della sua ferrea, ambiziosa volontà, e, abbreviando temerariamente il periodo della convalescenza, il 5 giugno si mise in marcia ancora debolissimo. Inutilmente gli ospiti, secondo la consegna ricevuta dal Duca, tentarono di impedirgli di gettarsi allo sbaraglio in quelle condizioni: con un colpo di testa egli si avviò solo insieme a venticinque indigeni ed un cavallo. Due giorni dopo il Duca arrivava a Bujongolo, quota 3798, e si accingeva a scalare con le guide le vette eccelse del Ruwenzori. Cagni lo raggiunse il 16 giugno impiegando dieci giorni di meno a percorrere la stessa distanza. Benché egli fosse assai più libero del Duca nei movimenti per l’esigua carovana, la sua marcia fu eccezionale perché compiuta in dieci sole tappe, ciascuna doppia di quelle del Duca, sfruttando tutte le risorse fisiche personali e quelle dei portatori negri come aveva sfruttati i cani siberiani sulla banchisa. Arrivò a percorrere fino a trentadue miglia in una sola tappa superando i limiti massimi di altri esploratori, cosi come aveva superato sui ghiacci la media di Nansen. E solo nei primi giorni, per la estrema debolezza aggravata dalla sete e dalla calura, montò a cavallo; presto però le forze, quasi rinfrancate dalla stessa fatica, gli consentirono di andare a piedi in testa al gruppo. Il primo giorno raggiunse Bweya, a diciotto miglia da Entebbe, e ricevette dal gran capo di Campla, venuto ad incontrarlo, una offerta di latte, uova, pecore e galline. Il 6 giugno fu ospite per qualche ora di certi missionari mentre il capo degli ascari di scorta dal nome e dall’aspetto tenebroso, Ungalabè, andava requisendo indigeni come portatori e spargeva la voce che il viaggiatore bianco era fra-