206 col conte di Biblos noi 1217 (1), con quello di Berito nel 1221 (2), con quello di Aleppo nel 1225 (3), e mettevano ogni diligenza a conservare i loro possedimenti nell’ impero di Costantinopoli. La condizione di quest’ impero si faceva sempre più vacillante, assalito da tutte le parti e discorde nell’ interno. L’imperatore Enrico avea continuato ancor qualche tempo la guerra contro i Bulgari con vario successo, poi conchiusa una tregua con Lascari e morto il loro re Gioa-niccio, trucidato nella propria tenda (1207), potè venire anche con essi ad un trattato di paco e procurare qualche respiro all’impero. Volse allora ogni sollecitudine alla quiete interna e alla giustizia; prese a trattare con amorevolezza i sudditi greci, ammise i loro nobili alla sua corte, nell’ esercito e negl’ impieghi ; ne protesse la libertà di coscienza. Ma era pace passeggera, e mentre marciava contro Teodoro despoto d’Epiro, allevato alla guerra sotto Teodoro Lascari imperatore di Nicea, ammalò e morì nel 1216 a Tessalonica. Non lasciando figli, fu chiamato a succedergli Pietro conte di Auxerre della famiglia di Courtenai suo cognato, il quale venduti i proprii beni in Francia, passò in Italia con cento .sessanta cavalieri e altri cinquemila cinquecento uomini raccolti nelle sue terre, ricevette a Roma insieme con la moglie la corona di Costantino e su le navi veneziane si diresse poi a Costantinopoli accompagnato dal legato papale Giovanni Colonna. Ma i Veneziani avendo voluto tentare la conquista di I)arazzo di cui s’era impa-dronito Teodoro d’Epiro, non riuscirono nell’impresa e Pie- (1) Lib. Albus. (2) Pacta I e Lib. Albus. (3) Pacta II, 146, 147; leggesi per esteso in Cic. IV in dialetto veneziano.