64 il disegnato sbarco nella Sicilia. Bensì, incontrata la flotta di Ruggero che ritornava dalla boriosa impresa di Costantinopoli, le navi veneziane e greche 1’ assalirono e le causarono la perdita di diciannove galere (1). Ruggero si ridusse quindi nella sua isola, ove in pochi giorni morì, lasciando successore il figlio Guglielmo (1154) col quale il doge ristabilì la pace, promettendo il re che le terre da Ragusi in su, soggette alla Repubblica, non sarebbero dai suoi molestate, ed i mercanti veneziani godrebbero di certe immunità nei suoi Stati (2). Altra flotta veneziana si dirigeva nel 1150 nell’ Istria, ove la città di Pola ed altre, ad onta dei trattati precedenti, erano divenute nido di corsari, e non serbavano i patti già promessi. Comandava Domenico Morosini, figlio del doge, e Marino Gradenigo : gli abitanti dopo qualche resistenza, avvedutisi dell’ inutilità dei loro sforzi, si sottomisero, chiedendo umilmente perdono. Pola, Par.mzo, Rovi-gno, Cittanuova. Umago promisero soggezione e fedeltà alla Repubblica : sarebbe esente d’ogni gravezza il commercio veneziano, fornirebbero all’ uopo alcune, navi, non darebbero ricovero, ma anzi perseguiterebbero con impegno i pirati, procaccierebbero la piena sicurezza dei Veneziani in quelle parti, pagherebbero annuo tributo d’olio alla chiesa di s. Marco (3). Altre barche piratiche uscivano da Ancona ad inquietare il Golfo, onde fu mandato contro di esse nel 1152 Morosino Morosini, altro figlio del doge, dal quale furono prese e distrutte ; ma ei bisognava, come si vede, ai Veneziani di stare sempre sulle guardie, nè lieve impegno era quello di tener sicure quelle acque da tanti nemici. (1) Fazello, De reb. Sic. t. IT. (2) Caroldo, Paolo Morosini e Altinate. (3) I varii trattati in Cod. Trev. e Pacta II, p. 157 e av