173 ra assai più facile l’impresa. Alfine fu abbracciato quest’ultimo partito : i Veneziani s’impegnavano a tener obbligata la loro flotta ai Crociati ancora per un anno cominciando dal prossimo san Michele : risarcirebbeli d’ogni spesa l’imperatore, l’alleanza tra i Crociati rimarrebbe ferma, e aiuterebbero Alessio a sottomettere le altre parti dell’impero (1). A questo mossero infatti coll’ imperatore i principali signori di Francia, tra’ quali il marchese di Monferrato, il conte Ugo di S. Poi, Enrico fratello del conte di Fiandra, restando nel campo il doge, il conte Baldovino e quello di Blois con le altre genti. Per le armi greco-franche, l’una e 1’ altra parte della Propontide fu restituita all’ obbedienza. Ma intanto il segreto livore tra’ Greci e Latini a Costantinopoli erasi manifestato prima in aperte discordie, poi in crudissimi fatti : irritava i primi veder crescere le gravezze all’ eccesso, spogliarsi il tesoro, fondersi fino a’ sacri arredi delle chiese e alle imagini de’ Santi, parlarsi della riunione delle duo chiese : erano i secondi orgogliosi, sprezzanti, rozzi quali allora i popoli d’ occidente. Al fanatismo religioso aggiungendosi la militare baldanza, un corpo di Crociati assalì una moschea che i Saraceni aveano per un trattato con Saladino da alcuni anni a Costantinopoli ; si difesero i Maomettani, si venne a formale combattimento e gli assalitori nel loro furore incendiarono le case vicine, donde il fuoco distendendosi durò ben otto giorni e consumò gran parte della città. Generale era il terrore, dappertutto udivansi pianti e disperate grida : numero immenso di famiglie si trovò ridotto all’ estrema miseria, e benché i Crociati stessi accorressero a dar mano a spegnere l’incendio, non ne venivano perciò meno riguardati siccome la causa di esso e di tutte le sciagure (1) A. Morosini, 1 o. Vol. II. 23