96 Giovinezza in pratica quanto tale notizia abbia colpito dolorosamente in Italia, mi pare che su di noi, lontani dalla patria e lontani da tanto tempo, l’impressione di sgomento e di dolore debba essere stata anche più profonda. Ed è davvero nel cordoglio che si sente maggiormente la lontananza e l’esilio ». Fra poco si sarebbe aggiunta la notizia di Adua. Tuttavia lo Stato Maggiore e l’equipaggio del “Colombo” furono presto circondati da cordiali manifestazioni anche in forme originali: gli ufficiali, per esempio, furono considerati cittadini onorari per tutto il tempo della permanenza dell’incrociatore in porto. Cagni si trovava per la prima volta negli Stati Uniti: giudicò «frenetica» la civiltà di quel paese, e deplorò la « insopportabile indiscrezione » dei giornalisti americani, pur convenendo fra sé che il loro “reportage”, come tale, era superiore a quello europeo per prontezza e risorse. Per la prima volta vide pubblicato un suo ritratto con relativa biografia, ma si indignò nel constatare che i giornali riportavano perfino la lista delle vivande servite alla tavola del Duca. Ammirò i numerosi campi sportivi, osservò la gente e sopratutto il contegno degli emigrati italiani ripetendo la malinconica constatazione del loro scarso attaccamento alla lingua nativa, doloroso fenomeno cui, a suo parere, contribuiva anche la mediocre qualità dei nostri rappresentanti consolari. « Si direbbe che al Ministero degli Esteri facciano uno studio speciale per scegliere i meno adatti ». Nei dintorni della metropoli visitò una prosperosa fattoria battezzata “Asti” e bene organizzata da certi emigrati piemontesi ma con la conseguenza di sostituire sul mercato la produzione locale a quella che prima si esportava dall’Italia. In questo danno vide la sciagurata contraddizione insita nel tanto vantato fenomeno della emigrazione. Man mano che j]“ Colombo ” scendeva verso le coste dell’America centrale apparve sempre più evidente il contrasto fra l’intensa e moderna attività dei centri nordici e quella meschina, stagnante delle città messicane ancora caratterizzate dai residui dell’antico dominio spagnolo. Al Guatemala il Duca degli Abruzzi fu accolto con cortese ospi-