190 mente negli ultimi accidenti di Adrianopoli, e morì il 14 giugno 1205, nell’ anno decimoterzo del suo principato, e fu sepolto con gran pompa a santa Sofia (1). Alla morte di Enrico Dandolo, i Veneziani di Costantinopoli elessero a loro capo Marino Zeno col titolo di Podestà e dominatore della quarta parte e mezza dell’impero di Romania (2), e portò, come il doge suo predecessore, una calza di seta rossa al piede destro e una bianca al sinistro, e i borzacchini o stivaletti imperiali. Suo primo pensiero fu di confermare 1’ amicizia e la confederazione col nuovo imperatore Enrico fratello di Baldovino, poi volse l’attenzione all’ ordinamento delle faccende interne e statuì fra le altre cose che, onde non avesse a soffrire detrimento la potenza veneziana in quelle parti, fosse vietato a qualunque feudatario di trasmettere le sue terre ad uno straniero (3). La nomina dello Zeno a podestà, fatta dai Veneziani di Costantinopoli, fu per questa sola volta approvata : per 1’ avvenire però il Podestà o Rettore doveva essere mandato da Venezia (4), col quale provvedimento in-tendevasi d’impedire che quelle provincie si staccassero affatto dalla madre patria. Ad eternar la memoria della conquista di Costantinopoli ed insieme a rendimento di grazie a Dio, che avea fatto trionfare le venete armi, il pietoso doge Enrico Dandolo avea fatto voto di erigere in Venezia una cappella in onoro di s. Nicolò protettore dei marinai. E il voto fu sciolto (1) Intorno alla moneta detta 2 fata patti coniata dal doge Dandolo, vedi Venezia e le sue lacune, t. I, parte II, p. 21. Essa mostra da una parte G. C. in trono e dall’ altra il doge e s. Marco. Dand. Chr. (2) Nos Marinus Zeno Dei ¡/rafia Venetorum potestas in Romania, ejusdemqtie imperii, quartae partis et dimidiae dòminator. Docum. del 1205. Racta I, 99 e Cod. Trev. (3) Ibid. (4) Ibid.