26 essa avea recato al ritorno molte richezze, e altra preziosa reliquia, cioè il corpo di santo Stefano. Rinvenuto a grande fatica sotto la pietra dell’ altare di una di quelle basiliche, molto lamentavansi i Greci di vederselo rapire, e a fatica furono contenuti che non si scagliassero addosso ai Veneziani. Questi però, trasportato che 1’ ebbero sopra una delle loro navi, spiegarono le vele, ed udita una voce che annunziava loro prossimo pericolo, ricoverarono al capo Maleo, ove tutti inginocchiatisi, con calde preci al Santo si raccomandarono. Giunsero poi salvi a Venezia ; il doge uscito incontro con grande processione portò sulle proprie spalle la cassetta delle reliquie dal naviglio alla propria barca (1) ed ogni chiesa si disputava 1’ onore di possederle. Furono finalmente depositate nel monastero di s. Giorgio maggiore, e venne istituita un’ apposita Scuola in onore del Santo con obbligo al doge di recarsi ogni 1110 anno accompagnato da tutti i magistrati in gran pompa a venerarlo. Così era a quei tempi un andar quasi a caccia di reliquie, un disputarsele, un rapirsele a vicenda : a ciò movendo il sentimento religioso e quello insieme dell’ interesse a causa del grande concorso di fedeli che accorrevano a visitarle e da cui grande profitto veniva alla città. Anche le cose incerte d’Italia ritardavano la punizione di Colomano. Era morto fino dal 1106 l’imperatore Enrico IV e succedutogli il figlio Enrico V, prima ribelle contro il proprio padre, poi sostenitore al paro di questo del diritto delle Investiture. Del che profittando le città dell’ alta Italia, sempre più s’incamminavano a libertà, e già troviamo Milano eleggersi i propri Consoli (2), riconoscen- (1) Cicogna, Iscriz. IV, p. 248. (2) Murat., Ann. ad an. 1107.