Difensore della vittoria 409 Nell’aprile del 1920 Cagni assunse il comando in capo di tutte le forze navali del Mediterraneo, prima imbarcato sulla “Cavour” poi sul panfilio “Giuliana”. Con uno Stato Maggiore che si era scelto eccellente e devoto e di cui facevano parte i comandanti Sirianni, Caracciolo, De Courten, Giovannini e Lombardi, si diede a riorganizzare la flotta. Cominciò a partecipare attivamente alle discussioni del Senato. Nella seduta del 30 giugno il generale Caviglia aveva sostenuto, a proposito dei confini orientali, che pur senza rinunciare ad esigere un più ampio riconoscimento dei nostri diritti, fosse intanto opportuno annettere i territori contemplati dall’armistizio. Il presidente Tittoni raccomandò ai senatori di non insistere su quel grave argomento in assenza di Giolitti e del ministro degli esteri Sforza. Ma Cagni non volle rinunciare a una replica contro le idee espresse da Caviglia a proposito dei confini del territorio fiumano: « Il giorno che noi parleremo di annetterla potremo discuterne i confini; ma oggi, in pubblica seduta, dire che Fiume debba avere un confine piuttosto che un altro, mi pare che non sia nel nostro diritto e che noi non dobbiamo farlo, anche per non pregiudicare la situazione avvenire ». Nelle sedute del 7 e 8 luglio molti senatori ammiragli avevano interloquito a proposito di una interpellanza Ar-lotta sulle condizioni organiche dei servizi militari marittimi. Il ministro Sechi aveva dichiarato che il corpo degli ufficiali attraversava un momento di depressione morale, tanto che molti erano coloro che abbandonavano la carriera. In quanto alla composizione della flotta sosteneva che non si dovesse più allestire la “Caracciolo” che era in costruzione, e neppure la “Leonardo da Vinci” che era in via di ricupero. Cagni affermò che il morale sano degli ufficiali era solamente turbato dal senso di incertezza e di confusione predominante nelle direttive superiori; in quanto all’argomento tecnico sostenne il valore preminente delle grandi navi come strumenti bellici, malgrado la continua evoluzione della ingegneria navale. « Questa alta camera — disse — da cinquant’anni assiste ad analoghe discussioni svolte da venerate ed illustri persone che portavano i nomi